Ciao Veronica, sto andando a ritroso nella letture delle tue parole e sto scoprendo cose bellissime. Grazie. Ho ascoltato la puntata di one more time con Roberto Saviano ospite, tra le tante cose di cui parla risponde a Baricco. Al primo ascolto di Wild, avevo pensato cavolo ha ragione Baricco, ora dopo aver sentito la voce di Saviano mi è apparso forte la sedia del privilegio da cui ci parla lo scrittore torinese. Se non c'è per lui l'urgenza allora non si schiera. Ma immagino che nella sua posizione di uomo ricco famoso bianco e occidentale le urgenze siano tutte relative. Non lo so mi ha fatto molto pensare anche la mia duplice reazione e, se ne avrai voglia, sono curiosa di sentire la tua opinione.
Ciao! Perdonami il ritardo, ma dopo che hai citato One More Time mi sono voluta prendere del tempo per ascoltare la doppia puntata con Saviano (intervista devastante). Sai cosa, per me sono temi talmente personali e delicati da non riuscire a leggerli in termini di "ragione".
Si tratta di privilegio, sicuramente, trovarsi a nascere in un posto invece di un altro, e fare scelte che permettano di conservare quello status, ma non riesco a semplificare quando dall'altra parte sento le parole di un uomo che sembra ormai costretto a vivere in una condizione d'infelicità permanente e che, se potesse, non rifarebbe in nessun modo lo stesso percorso (mi ha colpita moltissimo la parte in cui Saviano commenta che, tornando indietro, non scriverebbe mai Gomorra).
Sicuramente viene da chiedersi chi abbia una voce più autorevole, alla luce di un certo background, e se la possibilità di non schierarsi, in fondo, non sia tanto una scelta quanto sintomo di codardia. Ma anche in questo senso, non me la sento di giudicare. Mi chiedo sempre "io cosa farei?", ed è difficile rispondermi che sarei in grado di sacrificare la mia esistenza per una causa - risposta dettata sicuramente dal fatto di trovarmi, in prima persona, in una condizione di privilegio.
La cosa che mi dà più da pensare è: quanta responsabilità comporta avere un ruolo, uno spazio per potersi esprimere, un pubblico pronto ad ascoltarti? E quanto ti fa dormire tranquillo, la notte, sapere che potresti fare la differenza ma hai scelto di rimanere in silenzio?
("il suo silenzio, legittimo, di artista, e che nessuno può valutare e giudicare, spesso ci lasciava soli - e il nostro era un grido"). Ce lo possiamo chiedere a tutti i livelli, in continuazione. E ti ringrazio davvero per avermi dato un'occasione in più per rifletterci.
Ciao Veronica, sto andando a ritroso nella letture delle tue parole e sto scoprendo cose bellissime. Grazie. Ho ascoltato la puntata di one more time con Roberto Saviano ospite, tra le tante cose di cui parla risponde a Baricco. Al primo ascolto di Wild, avevo pensato cavolo ha ragione Baricco, ora dopo aver sentito la voce di Saviano mi è apparso forte la sedia del privilegio da cui ci parla lo scrittore torinese. Se non c'è per lui l'urgenza allora non si schiera. Ma immagino che nella sua posizione di uomo ricco famoso bianco e occidentale le urgenze siano tutte relative. Non lo so mi ha fatto molto pensare anche la mia duplice reazione e, se ne avrai voglia, sono curiosa di sentire la tua opinione.
Buona serata!
Ciao! Perdonami il ritardo, ma dopo che hai citato One More Time mi sono voluta prendere del tempo per ascoltare la doppia puntata con Saviano (intervista devastante). Sai cosa, per me sono temi talmente personali e delicati da non riuscire a leggerli in termini di "ragione".
Si tratta di privilegio, sicuramente, trovarsi a nascere in un posto invece di un altro, e fare scelte che permettano di conservare quello status, ma non riesco a semplificare quando dall'altra parte sento le parole di un uomo che sembra ormai costretto a vivere in una condizione d'infelicità permanente e che, se potesse, non rifarebbe in nessun modo lo stesso percorso (mi ha colpita moltissimo la parte in cui Saviano commenta che, tornando indietro, non scriverebbe mai Gomorra).
Sicuramente viene da chiedersi chi abbia una voce più autorevole, alla luce di un certo background, e se la possibilità di non schierarsi, in fondo, non sia tanto una scelta quanto sintomo di codardia. Ma anche in questo senso, non me la sento di giudicare. Mi chiedo sempre "io cosa farei?", ed è difficile rispondermi che sarei in grado di sacrificare la mia esistenza per una causa - risposta dettata sicuramente dal fatto di trovarmi, in prima persona, in una condizione di privilegio.
La cosa che mi dà più da pensare è: quanta responsabilità comporta avere un ruolo, uno spazio per potersi esprimere, un pubblico pronto ad ascoltarti? E quanto ti fa dormire tranquillo, la notte, sapere che potresti fare la differenza ma hai scelto di rimanere in silenzio?
("il suo silenzio, legittimo, di artista, e che nessuno può valutare e giudicare, spesso ci lasciava soli - e il nostro era un grido"). Ce lo possiamo chiedere a tutti i livelli, in continuazione. E ti ringrazio davvero per avermi dato un'occasione in più per rifletterci.