Ciao, come state? Eccoci con l’ultima lista prima della pausa natalizia. Mi prenderò le prossime settimane per riempire il pozzo1 e studiare, ché in questi ultimi mesi è stato arduo ritagliarmi dello spazio. Ho un paio di cose che vorrei scrivere prima della fine dell’anno, nel caso dovessi riuscirci cercherò di farvelo sapere via notes o instagram. Ma cominciamo.
1. Finalmente ho avuto modo di riprendere a leggere come si deve, complice qualche serata in cui non riuscivo a tenere gli occhi davanti a uno schermo, così ho terminato Voglia di tenerezza che avevo sul comodino da un po’ e che mi ha catturata. Il rapporto tra madre e figlia è il centro di un cosmo fatto di pochi personaggi ricorrenti e altrettante ambientazioni che a tratti mi hanno riportato alla mente i libri di Kent Haruf. Aurora (madre) ed Emma (figlia) non potrebbero essere più diverse, ma indispensabili all’equilibrio reciproco. La prima capricciosa e piena di pretendenti che non manca di far impazzire, la seconda tendente alla malinconia, in un matrimonio recente e già privo d’interesse, incinta senza sapere bene il perché. Ho chiuso questo libro con riluttanza, come se stessi perdendo degli amici, una compagnia di qualità, come se, smettendo di leggere dell’entusiasmo vitale della signora Greenway, dovesse per forza calare anche il mio, di entusiasmo.
- Per quel che ne so, lo scopo della civiltà è procurarsi qualcuno con bere il tè alla fine di una serata. Altrimenti non c’è nessuno con cui parlare di quello che è accaduto. Spesso è più divertente parlare di una cena che andarci: o almeno la cena non è completa finché non se ne è parlato -.
2. Dal fronte lavorativo un progetto per il quale ho dato tanto e che tanto mi ha restituito: Never Stop Believing, il film di Natale per AS Roma. È la prima volta che mi capita di lavorare a un video sopra i 4 minuti. In pubblicità, la maggior parte delle volte, è difficile andare oltre i 45 secondi. Sono quindi particolarmente felice di aver fatto l’esperienza - tour de force incluso. Uno non s’immaginerebbe mai la quantità di cose a cui bisogna prestare attenzione per uno spot con 10 attori parlanti in presa diretta, un bambino protagonista e un solo giorno a disposizione per girare. Bè, spero davvero sia di vostro gradimento.
3. Ogni tanto mi perdo nel rabbit hole degli articoli che trattano delle newsletter di successo, e di come a tale risultato siano arrivate. Non per chissà che ambizione, ma perché trovo troppo interessante constatare come autori che lavorano in modo quasi opposto siano arrivati agli stessi eclatanti numeri. Mi ha fatto sorridere leggere questo post di scrolling infinito e subito dopo quest’altro, di personal canon. Entrambi frutto di un lavoro straordinario, descrivono il raggiungimento delle loro migliaia di iscritti con un approccio agli antipodi. Ad esempio:
SI: Iniziate scrivendo qualcosa di importante. Gli inglesi lo chiamano lead magnet, io parlerei semplicemente di un post o di un contenuto che possa farvi notare e vi aiuti a raccogliere una prima massa di iscritti in grado di mettere in moto l’effetto network della piattaforma Substack.
PC: I started this newsletter one year ago, on December 9, 2023. The reason I started writing is ridiculous and a bit embarrassing: I’d been following two newsletter writers who lived in the Bay Area (…) and they announced that they were hosting a meetup for Bay Area-based Substack writers. At the time I was desperate to meet other writers, but I realized that it would be awkward to attend without a newsletter of my own. I wrote my first post without thinking too much about it; I remember doing final edits at the airport, on my way home from NYC, and pressing Publish as soon as I got back to my apartment, two hours before the meetup began.
In pratica: l’autrice di personal canon ha iniziato a scrivere una newsletter perché degli autori vicino a lei avevano organizzato un incontro per scrittori di substack e si sarebbe sentita in imbarazzo a presentarsi senza una propria pubblicazione.
(La cosa risulta lampante anche all’interno dello stesso numero di scrolling infinito, nelle micro-interviste di Girolami ad altri autori di newsletter di successo, al capitolo IX). Basandomi sui due articoli, Distrazioni risulta essere un mix di metodi. (Forse è per questo che cresce costante ma lenta? Forse, ma non ho rimpianti.)
4. «Il Cinema, diceva André Bazin, sostituisce al nostro sguardo un mondo che si accorda ai nostri desideri. Il disprezzo è la storia di questo mondo» Ed ecco un incipit invecchiato bene, anche dopo 61 anni. Ahimè, è solo di recente che ho guardato Le Mépris (Il disprezzo), di Godard, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia. Che splendore e che malessere questa storia meta-cinematografica con Michel Piccoli e Brigitte Bardot nei panni di una coppia appassionata e poi costantemente sull’orlo del collasso. Che difficoltà, tra l’altro, leggerla senza il filtro contemporaneo (altrimenti sarebbe impossibile da accettare, ogni scena sotto l’ombra di una gigantesca red flag). Se qualcuno volesse recuperare la pellicola, ho qui un link per usufruire 30 giorni di piattaforma gratuita.
5. Abbiamo guardato Il Dubbio con degli epici: Meryl Streep nel ruolo di una suora preside di una scuola cattolica nel Bronx degli anni Sessanta; Philip Seymour Hoffman che interpreta Padre Flynn nella stessa scuola e Amy Adams, giovane e ingenua sorella e insegnante di storia. Posso dire? Filmone. Titolo: dritto al punto, di dubbio si tratta, fino alla fine. Fun fact: il sermone iniziale era così realistico che mi ha fatto l’effetto di una vera messa, tempo pochi secondi e stavo sussurrando cose ad Andrea, sentendomi lo stesso senso di colpa dei ragazzini ripresi bruscamente nel film.
6. Ma voi la seguite Ayo Edebiri su Letterboxd?
7. Nel caso qualcuno se lo fosse perso: il tiny desk concert di Billie Eilish. Ma che le vogliamo dire.
8. Bè, ci stiamo pur sempre avvicinando a Natale. Nei giorni della (mia) influenza abbiamo guardato Il Grinch, classicone necessario, e That Christmas, film di animazione per famiglie molto simpatico.
9. Con lo stesso spirito mi sento di condividere due contenuti di qualità: un regalo azzeccato e degli auguri sentiti.
10. Per concludere, sorrisoni per queste foto:
Bene, credo proprio che ci rivedremo da queste parti il 7 gennaio. Buone feste, state al caldo e divertitevi. Un abbraccio.
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A presto,
Veronica
“In quanto artisti dobbiamo imparare a nutrire noi stessi, divenendo sufficientemente attenti da ristabilire le risorse creative; e questo con la stessa consapevolezza con la quale ripopoliamo il nostro lago di trote, così da poterne avere sempre un buon numero. Ho chiamato questo processo riempire il pozzo“ — Julia Cameron, La via dell’artista