DISTRAZIONI #48
Live, libri, graphic novel, stand up comedy e il più grande raduno di dinosauri (cosplay).
Ciao! Come state?
Dopo i festeggiamenti di settimana scorsa per il primo anno di Distrazioni, eccoci tornati alla regolare pubblicazione. Prima d’iniziare, però, vorrei ringraziarvi per l’entusiasmo e l’affetto che mi avete fatto arrivare 💝 e dare il benvenuto alle nuove persone iscritte: grazie di essere qui!
Partiamo.
1. Con luglio si è finalmente aperta la mia stagione dei concerti e sabato sono stata a quello degli Arctic Monkeys. Organizzazione I-Days e pubblico non troppo entusiasta a parte, CHE BENESSERE risentirli dal vivo. Per quanto mi riguarda è una delle poche band che quando cambia qualcosa rispetto al disco riesce sempre a fare meglio. Alex Turner impeccabile, band lucidissima, scaletta super bilanciata (almeno per i miei gusti, peccato solo per l’assenza di Mardy Bum che da internet risultava dovessero suonare), scenografia al solito minimal ma funzionale. Pochi grazi mille (sì, “grazi”) e tanta sostanza. Forse si chiamano live perché ti riportano in vita? Eheh.
(Avevo appena finito di scrivere queste righe quando un’amica che li ha sentiti a Londra mi ha condiviso il post di Deer Waves chiedendomi se confermassi, ecco, per la mia esperienza, quasi tutto).
2. Dopo aver sofferto con La cronologia dell’acqua, mi sono precipitata ad acquistare l’ultimo libro di Lidia Yuknavitch, Lasciarsi cadere. Ci sono una manciata di personaggi, nessuno chiamato per nome, ciascuno identificato attraverso il suo ruolo: la scrittrice, la poetessa, la performer, il regista, lo sceneggiatore, la bambina, la vedova. Ci sono due mondi che si scontrano, l’Est Europa e gli Stati Uniti. C’è la vita che entra nella morte e viceversa, ci sono la madre scrittrice e la bambina orfana, la violenza degli uomini e delle donne, l’arte che sembra ancora la sola e unica via di salvezza. Non mi è mai capitato di provare emozioni così contrastanti praticamente in contemporanea: amare profondamente alcune righe, rigettarne altre. Ogni pagina è stata sorprendente, eppure i temi mi hanno fatto pensare eccoci di nuovo qui. Il tessuto di parallelismi e cambiamenti fluidi del punto di vista mi hanno portato a scorrere più volte avanti e indietro in una sorta di gioco impietoso. Non ho potuto fare a meno di chiedermi spesso quanta parte fosse finzione letteraria, quanta verità terribile. Di certo è stata forte la sensazione di avere sotto gli occhi una scrittura rara, sempre ispirata.
3. Caravaggio è uno di quegli artisti passati alla storia tanto per il suo lavoro quanto per la sua esistenza dannata. Nella graphic novel di Ernesto Anderle, le due realtà si fondono in una serie di illustrazioni da lasciare senza fiato. Un’opera bellissima di un racconto avvincente, che per me ha avuto il solo difetto di durare troppo poco.
4. Ho scritto una lista di cose-rifugio: dieci punti molto specifici (nel mio caso ho incluso attività, oggetti e luoghi) in cui rintanarsi in quei momenti di tristezza, solitudine o stanchezza mentale in cui sento che dovrei fare qualcosa ma non ho la forza di pensare. Ora apro la Moleskine e sono lì, pronti ad accogliermi. (Trattandosi di un dispositivo analogico non ho link da agevolare, è solo uno spunto che magari è d’aiuto a qualcuno.)
5. Ho trovato molto appassionante Il Principe, docu-serie in 3 puntate sulla vicenda dell’omicidio di Dirk Hamer all’Isola di Cavallo imputato a Vittorio Emanuele di Savoia. Un racconto corale che dà voce alle testimonianze e alle conseguenze psicologiche di tutti coloro che hanno vissuto da vicino questa vicenda datata 18 agosto 1978, un’indagine giornalistica e umana che racconta molto dell’Italia dei potenti. Il finale da solo è decisamente emblematico e vale l’intera visione.
6. Dato che c’è aria di vacanza mi sembrava giusto segnalare una case per Airpods ispirata alla più bella valigia di tutti i tempi (sticker compresi).
7. Finalmente è arrivato su Netflix Il calamaro e la balena, così l’ho recuperato. Non so se sia un unpopular opinion, ma che bello. Più che un film sembra di assistere ad uno spaccato di quotidianità. Non ci sono spiegazioni, morale, pacche sulle spalle. Duro e sgraziato e ironico e difficile come la vita, come un divorzio e due figli in piena crescita. Ah, che liberazione.
8. Andrea, che in casa è quello che si occupa di tenermi aggiornata sul mondo stand up, mi ha fatto scoprire Taylor Tomlinson e ho trovato molto carino il suo spettacolo Quarter-Life Crisis. Non mi affeziono facilmente ai comici, ma in questo caso mi è venuta voglia di guardare altri suoi show.
9. Qui si ride e si scherza ma intanto in Canada si è tenuto il più grande raduno di dinosauri (cosplay).
10. E, per finire, ricordiamoci che le regole esistono per essere infrante:
Lo dico sempre ma lo ribadisco: ricevere i vostri feedback, le mail (quelle di settimana scorsa mi hanno fatta un po’ emozionare, ve lo dico), i like a fine newsletter, è davvero un piacere e un regalo per me. Grazie dunque, e non smettete di farvi sentire! Per chi si fosse perso il pezzo della scorsa settimana, l’ho pubblicato anche qui. Siccome l’uscita del compleanno ha fatto sbilanciare qualcuno (💖), mi è sembrato d’intendere che ci sia qualche nuova newsletter che attende di vedere la luce.
Ora vi lascio nelle mani di Fede.
Oggi è tornato con noi Federico Anelli per deliziarci con una nuova puntata di Note a piè di pagina.
Jorge Ben - Porque É Proibido Pisar Na Grama (1971)
“¡Pepepepepepe... pepe!”. È probabile che sentendo pronunciare il nome di Jorge Ben, questi siano i primi versi che vi vengono in mente. Ora, senza nulla togliere allo storico medley che ha visto partire più trenini della Stazione Centrale, o all’altra pietra miliare della samba Mas Que Nada, Jorge Ben non è stato solo questo. Se negli anni mi sono innamorato di certa musica brasiliana, lo devo soprattutto a lui. E in particolare alla trilogia - che inizia nel ’69 col disco omonimo, prosegue con Força Bruta e termina con Negro É Lindo - con la quale il musicista carioca entra nel movimento tropicalista, mescolando in un coloratissimo cocktail tradizione brasileira e psichedelia. Album che hanno la capacità di farvi atterrare al di là dell’oceano anche solo con una lieve oscillazione delle anche. E proprio dal capitolo conclusivo, ho voluto pescare un pezzo per certi versi anomalo, fin dal titolo (tradotto, Perché è proibito calpestare l’erba), introspettivo, con un arrangiamento d’archi portato dal vento, che forse non riuscirà a farvi ballare, ma di certo vi metterà una gran sete di cachaça e una gran fame di scoprire il canzoniere infinito di questo gigante che da più di ottant’anni veglia su Rio come il Cristo Redentor.
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Alla prossima settimana,
Veronica