Ciao Distratti e Distratte, buona primavera! Come state? Qui allergia, influenza, benessere, maniche corte, maglioni, boh amo e odio questo mese, ma l’avevo detto che la meteoropatia sarebbe stata di casa, quindi cominciamo questa edizione bella succulenta. In fondo c’è anche una novità 😳
1. Avrete forse notato che mi sono innamorata dei fiori e fiorinsetti di Raku Inoue aka il Reikan che ci sta offrendo le immagini di apertura di queste settimane. Ho deciso che marzo è dedicato a quest’artista di Tokyo - città che sta sbocciando.👇🏼
2. Più che leggere, direi che sono stata investita da La cronologia dell’acqua. Un libro-treno, che ha allo stesso tempo la capacità di schiacciarti o, se riesci a salirci sopra, farti sentire al sicuro come in nessun altro posto. Per certi versi (violenza, famiglia, dolore, radici che vorresti recidere ma in qualche modo anche conservare diversamente) mi ha ricordato Il caos da cui veniamo, “solo” che in questo caso si tratta di un’autobiografia. È un libro estremo, pulsante di vita e di morte su cui forse, come ha commentato Palahniuk, non potremo far altro che tornare per il resto della nostra esistenza.
3. C’è un nuovo podcast a tema libri! Si chiama Comodino, è del Post e nella prima puntata si chiacchiera a lungo di editoria, Gian Arturo Ferrari, Donna Tartt e del suo singolare rapporto con Charles Dickens. Ma anche di agenti letterari e TikTok. Devo dire che mi sono affezionata subito alle voci appassionate di Ludovica Lugli e Giulia Pilotti, sembra di avere in cuffia una conversazione tra amiche, e questo rende il tutto fruibile anche per i non addetti ai lavori o nerd del settore.
4. Qualche giorno fa è uscito un video per cui mi sono divertita molto a lavorare. Si tratta della parodia della quarta stagione di YOU. Per chi non l’avesse vista: il protagonista, Joe Goldberg, una mattina si sveglia e si trova a fare i conti con un cadavere incredibilmente comparso sul tavolo del suo soggiorno. Non potendosi rivolgere alla polizia a causa di precedenti suoi crimini, inizierà le indagini in autonomia, anche se ben presto messaggi anonimi riveleranno che ogni sua mossa è controllata. Il finale: sconvolgente. Ringraziamenti non retorici al team che ha reso il set un parco giochi.
5. In chat vi ho detto che sto esplorando tutta la produzione di Jonathan Zenti (AH, a proposito: la chat è ora disponibile anche per chi non ha l’app, per cui vi aspetto qui). Dicevo, Zenti che ha pubblicato e vinto innumerevoli premi con MEAT, un podcast che tratta di corpi e della vita che viviamo a causa loro e che ho trovato particolarmente sensato ascoltare dopo aver visto The Whale. Cura pazzesca, ça va sans dire, nelle storie personali che sfociano in un tipo di cupezza a cui non ero abituata con Problemi, in grado come al solito di scavare e portare in superficie un punto di vista diverso, ma non per questo meno accettabile.
6. Grazie ad Alessandro Dore, amico ed ex mia metà creativa, che ieri sera mi ha sbloccato non solo un ricordo ma un’intera fase della vita inviandomi questa recentissima intervista a Federico Pepe, nostro capo nella prima agenzia di comunicazione in cui abbiamo lavorato. Artista, fondatore de Le Dictateur, direttore creativo, designer, ma soprattutto appassionato. Una miniera di stimoli. Mi ha fatto sorridere, verso la fine della chiacchierata, sentirlo parlare della velocità (estrema) che cerca nei suoi collaboratori e della musica a tutto volume con cui a volte gli altri fanno fatica a convivere. Passeranno anche gli anni ma in fondo è bello sapere che certe cose non cambiano.
7. Mi piace molto Alessandro Masala per cui mi sono fiondata sul video di Ascani che lo è andato a trovare direttamente nel suo studio sardo. È stato super interessante entrare nel dietro le quinte della produzione dei suoi contenuti (flusso di lavoro efficientissimo) ma anche ispirante ripercorrere la sua carriera (incerta e umana) e constatare che, ancora una volta, non ci sono scorciatoie per un certo tipo di qualità.
8. Sono fan di tutta la produzione di Manifesti Abbastanza Ostili ma questo poster sembra fatto per me - e stando al punto sopra, pare anche per Shy:
9. Domenica mattina io e Andrea stavamo cercando dove andare a fare un giretto e - coincidenza - siamo arrivati parallelamente allo stesso luogo su maps: il Monastero di Torba (VA). Era da cent’anni che volevo iscrivermi al FAI e il complesso longobardo appartiene proprio all’Associazione, così ne abbiamo approfittato per tesserarci, ma solo una volta lì abbiamo scoperto di trovarci di fronte al PRIMO bene rilevato dalla fondatrice dell’Associazione, che con questa costruzione del V secolo d.C. ha sostanzialmente dato il via all’enorme lavoro di recupero e manutenzione del Fondo. Se come a noi vi piacciono i mucchi di pietre e tutte le storie che ci sono passate attraverso, è un posto meraviglioso (da vedere assolutamente con la guida). La visita andrebbe in combo con quella al vicino Parco Archeologico di Castelseprio, ex castrum e oggi sito UNESCO - noi l’abbiamo visto solo di sfuggita e sembra valerne decisamente la pena, quindi ci torneremo non appena gli alberi avranno le foglie. PS: con le Giornate FAI di Primavera del prossimo weekend, i luoghi di solito inaccessibili saranno aperti a tutti. 🌸
10. Novità novità. Siccome questa è la newsletter numero 33, caduta nel terzo mese del 2023 nonché del mio 33esimo compleanno, ho deciso d’introdurre non senza paranoie e con le voci in coro degli impostori nella mia testa 🥁🥁🥁 la possibilità di supportare Distrazioni con simbolici euro 3. (Non sono in fissa con i numeri ma era impossibile ignorarli e non sapendo come presentare il nuovo pulsantino qui sotto ne ho approfittato facendo finta che fosse un segno). Insomma, se vi va di contribuire al progetto, ora c’è un modo per farlo. Grazie in anticipo e grazie a prescindere.
Passiamo alla musica e alle storie di Federico Anelli con Note a piè di pagina.
Cymande - Dove (1972)
La storia della musica - se ha senso chiamarla così - è costellata di sliding doors, alcune vere, altre forse romanzate, ma poco ci importa. Per ricorrere a una citazione mai sentita, non è forse l’epica del rock essa stessa il rock? Comunque, la storia dei Cymande inizia proprio con una di queste sliding doors: è il 18 ottobre 1971 e un produttore inglese della EMI si trova in un club di Soho per assistere al concerto di una band, ma questa non si presenta. Al suo posto, salgono sul palco i Cymande: otto musicisti originari dalle Indie Occidentali, che suonano un mix di funk, psichedelia, soul, ritmi afro e latini. Il produttore ne resterà stregato e deciderà di pubblicare il loro omonimo esordio, che si rivelerà un successo negli Stati Uniti e un flop totale in UK. Questa Dove è una delle gemme più lucenti di un album che riuscirebbe a farvi sentire ai Caraibi anche mentre aspettate la 91 sotto il diluvio. Tra l’altro, per gli amanti dell’hip hop, i Cymande negli anni ’90 sono stati campionati da gente tipo De La Soul, Fugees e Master Ace. Abbastanza ironico, per una band il cui chitarrista (anche leader) e bassista ora fanno, rispettivamente, l’avvocato e il giudice.
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Alla prossima settimana,
Veronica