Ma eccoci! Quant’è passato?! Come state? Mi siete mancate e mancati, ma sono settimane intense e ho pensato che fosse giusto assecondare il flusso degli eventi. Non potrò promettere la costanza ma la presenza sì. Siate fiduciosi, io lo sono.
1. Ebbene, tra i motivi dell'assenza: il mio primo viaggio in Giappone! 15 giorni di meraviglia che sto ancora metabolizzando e forse, un po’ alla volta, riuscirò a raccontare anche da queste parti. Per il momento ho qualche centinaio di foto da riguardare e stampare; il mio storico taccuino pieno di timbri, adesivi e parole entusiaste; qualche souvenir ancora da distribuire; una bella carrellata di ricordi da sfogliare mentalmente nei momenti in cui mi guardo intorno e tutto mi manca troppo.
2. Durante l’interminabile volo con destinazione Tokyo ho voluto calarmi nell’atmosfera leggendo La ragazza del convenience store. Un libro che ho trovato un po’ inquietante per il tipo di vita condotta dalla protagonista, ma di cui mi ha affascinata molto la parte di descrizione del suo lavoro al conbini (così vengono chiamati i convenience store, in Giappone). È stato bizzarro finire la lettura e trovarmi qualche ora più tardi in uno di quei piccoli negozi dall’aria già familiare. Tappa fissa dei nostri giorni in viaggio, punto di riferimento per colazioni, pranzi al sacco e piccole necessità da soddisfare - da una t-shirt extra (perché non me l’aspettavo di essere in maniche corte a inizio novembre) ai mitici quadernini Campus con i colori del Family Mart.
3. Devo ammettere che ho una certa capacità nel riuscire a scegliere la lettura giusta per il momento giusto. Non mi riferisco tanto all’andare in Giappone leggendo un libro ambientato lì (facile), quanto piuttosto a finire quella lettura e cominciare Ogni prigione è un’isola. Non so bene perché abbia pensato che lo spostamento su uno shinkansen sarebbe stato il momento ideale per questo saggio, ma la consueta voce rassicurante della Bignardi, che risuona sempre nella mia testa quando leggo le sue pagine, mi ha tenuto compagnia nonostante i drammatici temi trattati (vedi anche le puntate precedenti di questa newsletter). Pagina dopo pagina, il confine tra giusto e sbagliato si fa un po’ più labile, quello tra colpevole e innocente meno chiaro, e non è strano finire per pensare ai criminali delle carceri come ai “disgraziati” dell’autrice, uomini e donne il cui libero arbitrio, in fondo, non sembra poi tanto libero.
4. Tra le cose giapponesi che mi mancano c’è il silenzio che, nel contesto della vita quotidiana, va a ricoprire una delle prime posizioni in classifica. Mi è bastato un viaggio con Trenord alle 6 di mattina due giorni dopo essere tornata per rendermi conto di aver bisogno di un paio di auricolari con cancellazione dei rumori. Il mio amico Stefano mi ha parlato bene delle Nothing Ear (a). Design che mi è subito piaciuto, qualità del suono ottima e riduzione del rumore che - ho scoperto - mi permette di vivere un po’ più serenamente in mezzo alla gente. Quanto mi sento bene quando faccio degli acquisti sensati.
5. State guardando la seconda stagione di Arcane? È spiazzante per quant’è bella. Ogni frame è un quadro che si muove fluido da un trattamento all’altro, rendendo la storia un racconto visivo parallelo e complementare alla trama.
6. Se cercate dei documentari interessanti, la Slim Dogs ha un format anche per questo. Si chiama Una storia vera e in questa puntata ne cita due che devo guardare e Get Back, che ho abbandonato ma che dopo aver visto il video mi è venuta voglia di ricominciare.
7. È incredibile come, a volte, ci si metta meno a decidere di andare dall’altra parte del mondo che a fare una gita a 50 minuti da dove sei cresciuta. Tant’è. Abbiamo approfittato di un sabato pomeriggio in terra veneta per visitare il memoriale Brion. Qualcuno lo conoscerà per Dune 2, i lettori di Distrazioni per questo episodio di Camposanto o il video di Come c***o hanno fatto da 21:45. Tutti gli altri probabilmente per la sua importanza storico-architettonica. Se ne avete la possibilità, consiglio di andarci informati - o perlomeno ascoltare l’audioguida gratuita dal QR code che trovate all’ingresso - ma poi dimenticare tutto per godere dell’atmosfera di questo luogo surreale, pieno di simboli, rimandi alla filosofia orientale e all’estetica giapponese. A me ha dato emozioni molto contrastanti. La sensazione elettrizzante di potermi muovere nello spazio di quello che è a tutti gli effetti il cimitero di una famiglia e un’opera d’arte ha lasciato poi il posto a una grande tristezza. Il memoriale è adiacente al cimitero comunale: passare tra le spoglie delle persone comuni per arrivare all’ingresso monumentale di un camposanto dedicato a pochi (pochissimi), è la riprova di come le differenze di classe perdurino oltre la vita. Non c’è niente di nuovo, chiaramente, ma averne una percezione così netta mi ha fatto molto riflettere.
8. Da Walter Benjamin alle Crocs: la banalità dell’aura, nell’ultimo numero di
.Quello che so è che mentre le nostre personalità (o perlomeno le loro estensioni digitali) sembrano essersi fatte un po’ più piatte, annoiate e dimesse, quelle dei brand sembrano sul punto di gonfiarsi, espandendo i propri confini oltre le strategie da manuale e le rigide prescrizioni di un archetipo junghiano, verso la ricerca di una qualità più sfaccettata attraverso cui esprimere una rilevanza non solo identitaria, ma temporale, culturale ed emotiva: non una personalità, ma un’aura.
9. Un’interessante riflessione intorno a una domanda che da quando ho cominciato a fare un lavoro creativo mi perseguita (a quanto pare, a ragione): più diventiamo bravi e più diventiamo noiosi?
10. Infine, Emily in Paris in versione Sylvanian Drama. Capolavoro.
Per oggi è tutto. Amici di Milano e dintorni, ci vediamo sabato al PawChewGo?
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A presto,
Veronica
Bisogna dire che siamo un paese veramente rumoroso, tutti parlano, sempre! Il che lo rende vivo, se non altro