Ciao! Come state? Settembre fa quello che deve ma io faccio finta di niente quindi ecco qui una carrellata di Distrazioni pronte per essere consumate.
1. La mia domanda è: perché nessuno prima della Bidi (grazie Bidi) mi aveva mai parlato di Slow Horses? Questo capolavoro di serie - Apple TV original, tratta dai libri di Mick Herron - è una spy story ambientata in Inghilterra. Narra le vicende di dipendenti dell’MI5 che, a causa di errori commessi nella loro carriera nell’intelligence, sono finiti a lavorare nella cosiddetta Slough House (“Casa del Pantano”), un dipartimento di riserva con a capo Jackson Lamb, un incredibile Gary Oldman. Sarà proprio per il protagonista - pessimo carattere, intelligentissimo - i personaggi che gli gravitano attorno, l’ambientazione che ha un posto di riguardo nel mio cuore (ci sono perfino le Cotswolds!), la scrittura, ma questa visione mi ha rimessa al mondo. Appena avrò finito la serie, tempo di dimenticare i dettagli e comprerò i libri. Se sono, non dico migliori, ma almeno belli quanto la trasposizione tv, ci sarà da divertirsi. Nota: è uscita mercoledì scorso la prima puntata della nuova stagione, hype elevato per quella di domani sera.
2. È tutta colpa e merito di Fede (grazie Fede) se ho ascoltato la doppia puntata dedicata a Padre Pio su Non aprite quella podcast (E01, E02). Onesta, ogni volta che mi usciva la copertina del programma su Spotify non premevo play per pregiudizio (lo identificherò come una generica insofferenza al pensiero di ritrovarmi in un clima da spogliatoio di ragazzini alle medie). Ecco, pregiudizio in parte fondato ma storia da non credere, racconto dettagliato e godibile e quanto mi ha fatto ridere non posso spiegarlo.
3. Ma che bella l’ultima Masafuera di , I tempi della metamorfosi. È proprio importante rendersi conto dei progressi, delle cose che smettono all’improvviso di essere impossibili e cominciamo anzi a dare per scontate. Io in primis tendo sempre a dimenticarmi della strada fatta, e così ha poco peso anche il risultato: una volta arrivata all’obiettivo lo osservo per il tempo di una scrollata di spalle. Ok, sì, ce l’ho fatta, e adesso? La storia di Eli mi ricorda che, per quanto ci piaccia pensare in termini di standard e guardando gli altri siamo tentati di immaginare che per loro, in qualche modo, il processo sia più veloce o semplice, quello che forse dovremmo fare è pensare al nostro, di percorso, prestando molta attenzione a quello che nel frattempo cambia in noi.
4. Complice il brutto tempo che nei giorni scorsi ci ha catapultati nella spooky season, siamo andati al cinema a vedere Beetlejuice Beetlejuice. Quanta giustezza, che gioia mi ha messo. La nostra Winona, Jenna Ortega che non credo di poter immaginare ormai in nessun altro ruolo, un cameo incredibile (non spoilero), l’ingresso epico di Monica Bellucci, un Danny Elfman che mi ha spettinata dai titoli di testa. Per me questo sequel ci voleva davvero. La nostalgia gioca un ruolo? Chiaro, e anche il pensiero di quanto si possa essere divertito il cast in questa reunion dopo 36 anni.
5. Dopo tutto l’amore per Norwegian Wood, L’uccello che girava le viti del mondo e Kafka sulla spiaggia, ho comprato After Dark sperando di andare sul sicuro, ma è stato il primo Murakami che non mi ha fatta sognare. Nonostante l’ambientazione affascinante, la bella costruzione del rapporto tra i ragazzi protagonisti e il personaggio di Kaoru, a mio parere la trama è rimasta superficiale. Mi ha fatto sorridere comunque finire il libro e ricevere subito dopo la newsletter di che racconta di come l’autore sia entrato nel suo santuario letterario. Siccome Dance dance dance e 1Q89 mi mancano ancora, tornerò a loro sperando di risvegliare la passione.
6. Al contrario, dopo i primi due libri di Sally Rooney che sì mi erano piaciuti, ma non mi avevano fatta gridare al miracolo, ecco che Andrea mi regala Dove sei, mondo bello e rimango senza parole. Più che raccontare una storia, la Rooney ti presenta delle persone che - volente o meno - diventeranno parte della tua vita e che quindi, per forza di cose, finiranno per mancarti. Uso un tu impersonale ma dovrei semplicemente parlare per me. Credo sia uno di quei libri che devono arrivare al momento giusto. Forse anche gli altri due, in un periodo diverso, mi avrebbero sconvolta allo stesso modo, ma sono più felice che a farlo sia stato questo, con un titolo che vorrei tatuarmi. Sono talmente tanti i passaggi su cui ho attaccato uno di quei segna-pagina da liceale, e poi le sottolineature a matita, quando neanche gli adesivi bastavano più, che ho un po’ paura a lasciarlo in giro, questo libro. Che qualcuno lo trovi e finisca per conoscermi sul serio.
7. Cos’ho apprezzato di Kinds of Kindness: la bellezza della fotografia e delle location, il trattamento del sonoro, la scena dei cani, Lanthimos che comunque, noncurante - o almeno a me piace immaginarlo così - fa un capolavoro come Poor Things ma poi le altre follie che gli passano per la testa non sa dove metterle e costruisce un film come questo. Per il resto, ho trovato lunghette le quasi tre ore per il racconto delle tre storie, che in definitiva riescono nel turbamento ma un po’ meno nell’arrivare da qualche parte.
8. Solo un grande attore può farsi amare anche descrivendo come ha accettato di interpretare Mussolini.
9. Come promette il nome, i contenuti di Hypno Motion mi hanno ipnotizzata. Uno più bello dell’altro.
10. Infine: se qualcosa v’infastidisce, siete in ottima compagnia. Credo che ciascuno di noi dovrebbe creare il proprio manifesto. Sarebbe meraviglioso, e terapeutico.
È tutto, occhio agli sbalzi di temperatura e buona settimana.
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A presto,
Veronica
After dark mi manca, ma adesso sono curiosa di leggerlo per sapere se sarò d'accordo con te! Grazie della menzione 🧃💕