DISTRAZIONI #76
Prima di noi, How to Have Sex, I morti non prendono l'ascensore, Storia del mio nome, Elio e le Storie Tese karaoke, e non è finita qui.
Ciao! Com’è andata la settimana? In Lombardia siamo arrivati a quel momento dell’anno in cui fuori casa fa più caldo che dentro, sembra che la primavera cominci a fare sul serio. Con la meteoropatia dalla nostra parte, direi di cominciare con la consueta (e sostanziosa, ma spero piacevole) carrellata.
1. Dopo 882 pagine, la famiglia Sartori è diventata un po’ anche la mia. In Prima di noi, Giorgio Fontana attraversa la Storia del nostro paese dal 1917 al 2012 con la sua scrittura asciutta ma piena di sfumature. Le radici in Friuli si fanno lunghe, fino a toccare la periferia di Milano, Saronno - è sempre emozionante e ironico per me leggere dei posti in cui ho vissuto, di quello in cui vivo, tra l’altro luogo di nascita dell’autore - con le necessarie deviazioni dovute alla guerra prima, ai sogni esauditi poi.
A volte pensava che il suo desiderio di partire fosse simile a quello di combattere: non c’entrava soltanto il sogno di altri luoghi; aveva a che fare con il sentirsi vivo. Se ti muovi sei vivo. A Saronno la gente era tutta morta.
I Sartori, come in ogni famiglia, vivono momenti di vicinanza e di inconciliabilità, caratteri diversi si scontrano ma l’affetto rimane saldo, e quando i fratelli non si parlano ci pensano i loro figli, cugini che organizzano incontri clandestini. Questo libro contiene tanto, e mai titolo fu più azzeccato: ecco la politica italiana, la guerra, la Resistenza, la povertà, ecco i figli morti prima dei genitori, la musica, la letteratura, la lotta per un’idea, i sacrifici, la frustrazione, la ricerca di un luogo in cui stare: ecco come siamo arrivati fino a qui, uno specchio per capire chi siamo. Non penso di poter chiedere di più da un romanzo.
Nadia rimase sola davanti all’acquaio, le mani affondate nel getto freddo, custode di tutta la storia che li aveva portati fin lì. Per un istante pensò che ammettere le colpe di suo marito avrebbe salvato Gabriele e Domenico e Renzo da un futuro che già presentiva carico di sangue e dolore. (…) Poi si avvicinò al suo uomo e lo baciò sulla guancia. Lui sorrise, la carezzò con dolcezza, le restituì il bacio: ma negli occhi aveva lo sfinimento e la disillusione di sempre. E lei capì che quella era una storia inutile, che riguardava loro due soltanto, e che non avrebbe salvato nessuno.
2. In Prima di noi, la fotografia è protagonista nella vita di Davide, uno dei figli dei Sartori. Il suo primo incarico gli arriva in seguito a degli scatti ad una rivolta di un carcere a Milano, dove capita per caso. Coincidenza: nel periodo della lettura del libro mi sono imbattuta in questa intervista ad Adriano Alia, che proprio durante la sua detenzione nel carcere di Bollate ha scoperto la fotografia e ha iniziato la sua carriera che l’ha portato a fotografare alcuni dei rapper più famosi della scena milanese.
3. Per chi volesse riavvicinarsi di colpo agli anni dell’adolescenza, con quel genere d’intensità drammatica che comporta, consiglio con ancora uno stretto nodo allo stomaco How to have sex. Un’incredibile Mia McKenna-Bruce è Tara, in vacanza nel resort di un’isola greca con altre due amiche inglesi. La festa senza fine, l’alcol, la droga e il sesso sono lo sfondo su cui si muove la protagonista, la sua esperienza interiore raccontata con grandissima sensibilità da lunghi ritratti senza parole. Sarà che i temi sono universali, sarà che l’esordio della regista Molly Manning Walker ha la potenza emotiva di una storia troppo vera, ma sono riaffiorati ricordi che avevo seppellito in fondo alla memoria. Reincontrarli è stato sorprendente e devastante insieme.
4. Chi ha fatto almeno una produzione video nella vita sa quanto sia importante la fase di pre-produzione: in poche parole quella che, con storyboard, shooting board, scelta delle location e attori, trattamento e inquadrature, permette di fare la previsione più realistica possibile di quello che sarà il risultato finale. Ecco, i registi del famosissimo spot Nothing Beats a Londoner hanno deciso di farsi un’idea di quello che sarebbe stato il video girandolo direttamente e prestandosi come protagonisti. Qui il test e qui l’originale. Che goduria.
5. Suzume è una liceale che si sta recando a scuola in bicicletta quando incontra un ragazzo che le chiede indicazioni per delle rovine: è in cerca di una porta. La protagonista non resiste e decide poco dopo di tornare sui passi del misterioso e attraente Sōta, ma, una volta trovata la porta e così il ragazzo, finirà per essere coinvolta in una missione per la salvezza dell’intero Giappone, scosso da terremoti sempre più spaventosi - un riferimento a quanto successo nel drammatico 11 marzo 2011. Il viaggio intrapreso da Suzume sarà anche un ritorno alla sua infanzia, al lutto e alla sua personale elaborazione. Coinvolgente e commovente, mi ha fatto inevitabilmente pensare a Il ragazzo e l’airone di Miyazaki.
6. I morti non prendono l’ascensore è un libro pieno di dolore e bellissimo, un racconto autobiografico dove il tema del ricordo si sdoppia: soffocante per la protagonista, annullato nella nonna che a malapena riconosce la nipote. Pagina dopo pagina diventa quasi tangibile la lotta interiore dell’autrice. Rimanere aggrappata alla realtà è uno sforzo enorme, e le immagini che si affollano nella testa sono così vivide. Sembra impossibile non lasciarsi trasportare.
Dal profilo Instagram dell’illustratrice:
l’ho iniziato più o meno un anno fa, durante il mio progetto di tesi sulla sindrome da stress post traumatico. si chiama così perché quando mia nonna è morta la sua bara non entrava nell'ascensore, e hanno dovuto portarla in spalla per diversi piani di scale. allo stesso modo ci sono alcuni ricordi che non riescono a entrarci nella memoria indolori, non si fanno archiviare docili. non ci passano.
Qui un breve Ted Talk dove Icaro Tuttle racconta del suo background. Nonostante citi il suo primo libro, La cura. Storia di tutti i miei tagli, la chiave di lettura è valida anche per questo secondo volume.
7. Negli scorsi giorni sono stata in compagnia di un podcast toccante, interessante e allo stesso tempo straniante. Si tratta di Storia del mio nome, scritto e raccontato dalla protagonista, Sabrina Efionayi. È un racconto complesso, quello di Sabrina, che dalle braccia della sua mamma nigeriana Gladys, obbligata a prostituirsi a pochi giorni dalla nascita della figlia per pagare il debito alla sua Madame, è stata affidata a quelle della sua mamma napoletana, Antonietta. In cinque puntate Sabrina ripercorre la sua infanzia; fa parlare gli “zii” Nando e Maria, Antonietta, i suoi amici Fatima e Domenico; indaga il razzismo vissuto sulla sua pelle; ci porta in Nigeria; sul palco della manifestazione per Black Lives Matter. Nell’ultimo episodio registra un vocale per la sua mamma nigeriana, con la quale non parla da tre anni, per spiegarle la sua necessità di avere il tempo per conoscersi, accettare che proprio per la sua madre biologica lei non rappresenti la felicità, ma una cicatrice.
8. Abbiamo fatto una gita al Sacro Monte di Varese e non avevo idea della bellezza. 14 cappelle disseminate su 2 km di cammino custodiscono affreschi e statue a grandezza naturale che rappresentano scene dei Misteri del Rosario. Che si faccia a scopo di pellegrinaggio o meno, il percorso è davvero suggestivo. Noi avevamo il tempo limitato, così siamo arrivati fino al Santuario in cima al colle (altro gioiellino) e tornati indietro, ma la prossima volta voglio assolutamente visitare la casa-museo di Lodovico Pogliaghi - artista che ha restaurato le cappelle e che, per l’incanto del luogo, ha deciso di costruire la propria villa dedicata allo studio e alle sue collezioni - e perdermi per le vie del borgo, che gode di una vista notevole. Qui sotto il canonico riassuntino fotografico.
9. Gli streamer creano cloni AI per essere in live non stop, ma anche Love is not enough, dalla newsletter di
.10. Per la prossima serata: la versione karaoke dei pezzi di Elio e le Storie Tese, dal loro canale ufficiale.
Per oggi è tutto. Statemi bene e idratatevi, noi ci sentiamo la prossima settimana.
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Veronica