DISTRAZIONI #74
Dogman, Principe Libero, Elemental, Italia sotto inchiesta, "il Barbero delle piante" e altre cose interessanti.
Ciao! Come state? Affetta dalla più basica delle meteoropatie, il sole di qualche giorno fa mi ha fornito quel minimo di energia sufficiente a sembrare un essere vivente invece di un orso letargico. Non è male, date le settimane frenetiche. A tal proposito, Distrazioni sarà costretta a prendersi un paio di martedì di pausa. Il prossimo sarò in trasferta e il successivo di ritorno da un weekend non solo pasquale ma anche di compleanno. Insomma, se tutto va bene l’attività della newsletter riprenderà il 9 aprile. Fatte le dovute premesse, direi di partire con le cose belle degli ultimi giorni.
1. Mio fratello mi ha consigliato un film strano, che ho categorizzato nella mia mente come favola horror. Si tratta di Dogman, ultimo lavoro di Luc Besson con uno straordinario Caleb Landry Jones nei panni di Douglas, uomo di cui ripercorriamo la drammatica storia attraverso il racconto che ne fa alla psichiatra conosciuta in detenzione. E i cani? Con loro Douglas è cresciuto - letteralmente. Sono la sua famiglia, gli unici esseri viventi di cui si fidi ciecamente, che nella mia visione hanno reso l’horror anche una favola. Tra Shakespeare, travestimenti, amore e performance, è difficile non lasciarsi ammaliare da questo anti-eroe un po’ jokeriano.
2. Si può dire che Mancuso sia il Barbero delle piante? La sua voce calma fa trapelare quella passione propria di chi è innamorato del mondo che racconta, il che, per me, è il massimo da ascoltare. Nel suo nuovo podcast Di sana pianta, ogni puntata è un viaggio alla scoperta di un albero diverso: il più sfortunato, il più resistente, il più odiato, il più anziano, l’ingannatore (la serie non è ancora finita). Io credo che anche la persona meno attratta dal vegetale rimarrebbe impressionata dall’albero più isolato sulla Terra (l'unico albero a essere segnalato su di una cartina in scala 1:4.000.000) o dal racconto dei “reduci” dalla bomba atomica a Hiroshima, o ancora di Matusalemme, il più vecchio mai conosciuto (4.854 anni).
3. Siccome tendo a dare per scontate le cose a cui sono più affezionata nella vita, non ho mai parlato qui del mio amore per Fabrizio De André. Da piccola suonavo le sue canzoni al piano insieme al sopraccitato fratello, è stato protagonista della mia tesina della maturità con il suo concept album Non al denaro, non all’amore, né al cielo ispirato alla bellissima Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, sono andata a sentire Morgan quando ancora faceva i suoi concerti piano solo e voce portando in giro proprio le cover di questo disco, poi la PFM canta De André (con la riproposizione delle canzoni che avevano suonato insieme nel 1979-80), naturalmente in pellegrinaggio a Genova, e in tutto questo tempo non ho mai smesso di ascoltarlo. Tutto ciò per dire che su Netflix è approdato Fabrizio De André: Principe Libero, con il cantautore interpretato da Marinelli - esatto. E insomma se non l’aveste già visto io spero proprio vorrete farvi questo regalo.
4. A periodi alterni mia mamma mi ricorda che esiste la Falcetti ed è proprio una scempiaggine perdersi la possibilità di ascoltarla. Così ultimamente recupero la sera su RaiPlay Sound il suo Italia sotto inchiesta.
5. Un mese fa si è tenuto un bel festival dedicato all’ascolto, organizzato da Chora Media. Per chi, come me, non fosse riuscito a partecipare live, esiste una raccolta di podcast registrati durante l’evento e disponibili nella playlist Chora Volume 1. Io ho cominciato da Non è vero ma quasi, in cui Mario Calabresi (ex direttore de La Stampa e di Repubblica) parla con Luca Sofri (direttore del Post) di giornalismo e dell’inquietante fascino del verosimile a scapito del vero. Da ascoltare.
6. Invogliata dal suggerimento della lettera di Laura, mia corrispondente nello swap di Distrazioni, ho colto l’occasione della domenica sera in solitaria per guardare Elemental. Avevo visto talmente tante volte il trailer al cinema - senza che mi convincesse granché - da farmi passare anche la curiosità, ma ora posso dire di essermi ricreduta con piacere. L’amore tra diversi, il ruolo della famiglia e il tema dell’essere una brava figlia vs. inseguire la propria vocazione non sono grandiose novità, ma il come sono trattate fa tutta la differenza, e si vede che per me la protagonista dal carattere fumantino (non a caso si tratta di una fiamma) che non riesce a trovare pace ha toccato qualche corda sensibile e, dopo un inizio distratto, mi ha tenuta incollata al divano non senza qualche lacrima sul finale.
7. A volte la motivazione può arrivare dai migliori in una disciplina, altre dai perdenti più famosi del mondo: Chi segna vince è la storia della squadra di calcio delle Samoa Americane, conosciuta per aver perso 31-0 contro l’Australia alle qualificazioni ai mondiali del 2002. La commedia firmata Taika Waititi è soleggiata, divertente, con brevi momenti di emozione. Un film da guardare per andare a dormire sereni, il che non mi sembra poco.
8. Se mai dovesse servirvi una playlist “da treno”, sto assemblando questa, che Mirko mi ha confermato essere perfetta durante un viaggio Milano-Verona.
9. Qualcosa di molto bello da vedere: un dietro le quinte del set design di Poor Things.
10. Per finire, io non potrò partecipare perché sarò in volo, ma se voi sarete nei dintorni di Milano fate un giro al Flug Market Mosso domenica 24. Non conosco tutti gli espositori ma ci saranno Anna e Gaia con i loro lavori e questa mi sembra una motivazione più che sufficiente!
Anche oggi siamo giunti alla fine della lista. Statemi bene e godetevi l’inizio della primavera, noi ci risentiamo il 9 aprile.
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A presto,
Veronica
La serie su De André è davvero niente male, e mi ha spinto a ritirare fuori dopo anni l’album che ho ascoltato più di tutti: “De André In Concerto” del 1999. Magia.
Che swag “oh god” di tha in playlist