Dicembre mi mette sempre alla prova, ma in questo periodo caotico e di abitudini consolidate nel tempo c’è una cosa che mi sta aiutando molto: creare nuove tradizioni. Credo sia importante fare i conti con i propri stati d’animo e magari far pace con certe aspettative, rivalutando ciò che sembra obbligatorio ed espandendo l’idea di benessere: quello che fa stare bene gli altri non è detto che faccia bene anche a noi. Cosa ne dite? Io procederò così, facendo spazio per gradi ad una nuova versione dell’ultimo mese dell’anno, una in cui mi ci possa riconoscere un po’ di più.
1. La nuova dimora di Alessandro Michele è un sogno. Spero AD ci farà presto un video per la sua serie Open Door. Intanto, qui, foto e articolo di Vogue.
2. Ho acquistato una light box (credo si dica così), per poter fare le foto ai prodotti di Wunderkammer senza dover aspettare necessariamente che arrivi la giusta luce naturale. Una bella svolta, non so perché non ci ho mai pensato prima. (Se avete qualche regalino in sospeso tenete d’occhio la pagina!)
3. Dal mio wrapped di Spotify risulta che al quinto posto degli artisti che più ho ascoltato quest’anno ci siano gli 883. Fa ridere ma anche riflettere. Ad ogni modo ecco un bell’articolo su Mauro Repetto, co-fondatore dell’iconico duo.
4. A proposito di ascolti, sono molto felice di condividere Rebetalk, un podcast freschissimo scritto e condotto da Rebecca Grassigli, italiana ad Amsterdam che nella sua prima rubrica, I’mMigrant, chiacchiera con altri espatriati come lei. Poche cose mi appassionano quanto le storie delle vite di chi ha deciso di trasferirsi all’estero, e nelle prime due puntate ci sono abbastanza aneddoti e racconti da insider da farmi desiderare di poter sentire molto di più. Grande Becky.
5. Io e Anna siamo al lavoro per una puntata speciale di Distrazioni e il bello di collaborare con un’amica inglese della tua età - tra le altre cose - è che ti cita reference anni 90 della tv del Regno Unito come Bill And Ben, una serie in animazione per bambini con protagonisti due omini che sono in realtà vasi di ceramica per fiori che parlano una lingua incomprensibile ma che tutti gli altri personaggi sembrano capire. A-DO-RO.
6. Spettacolari questi dipinti ad olio su tela di Edward Rice. Tra l’altro è esattamente il genere di dettagli di cui vado in cerca con lo sguardo quando cammino in quartieri o città che non conosco.
7. Abbiamo guardato Aftersun e, come era prevedibile, non ne sto uscendo. Una figlia ricostruisce i ricordi della sua vacanza da undicenne in un villaggio turistico turco con il padre trentunenne. Sono 96 minuti che mettono in scena tutta la potenziale leggerezza estiva, lasciandola però percepire solo in pochissimi istanti. Il tempo stesso sembra perdere i suoi contorni, i momenti si dilatano, passano senza una parola. E proprio i non detti sono protagonisti, raccontati con una sensibilità devastante. Credo sia davvero difficile comunicare così bene la sofferenza attraverso infinite sequenze di mare, piscina, sole e crema doposole, insieme a tutto ciò che rimane fuori dall’inquadratura. Mi accodo al parere di chi ne sa molto più di me per dire: capolavoro.
8. L’inverno non è la stagione ideale per le persone pigre, prepararsi per uscire - in primis dal piumone - può essere un’esperienza traumatica. Ma giuro che ho ridimensionato le mie lamentele dopo aver visto questo get ready with me per andare a bere un caffè al bar in Finlandia.
9. Noemi Vola ha una testa in cui vorrei entrare. Nel frattempo mi farò bastare la sua ultima, pazza zine: si sprofonda poi ti bagni i piedi.
10. Per concludere, una breve ma intensa intervista a Fran Lebowitz sulla cultura. La mia parte preferita:
The culture needs more knowledge and less opinion. I mean, you’re entitled to your opinion but I won’t hear it.
La cultura ha bisogno di più conoscenza e meno opinione. Voglio dire, hai diritto alla tua opinione, ma non la ascolterò.
Siamo arrivati in fondo. Spero riuscirete a godervi ogni singolo giorno di questo mese per tanti versi particolare, statemi bene e ci sentiamo presto.
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Veronica