1. Partigiana, giornalista, scrittrice, sorella. Tina Merlin è una donna che ha vissuto tante vite e usato le parole come strumento per dare voce ai dimenticati, agli scomodi. In questa puntata del podcast Mis(s)conosciute, in collaborazione con Protagoniste, ripercorriamo i suoi anni di serva-bambina a Milano, di adolescente coinvolta in una staffetta partigiana sulle Dolomiti, di giornalista impegnata per tutta l’età adulta a indagare, capire, portare alla luce la verità sul Vajont e le sue vittime, di anziana donna sulle tracce di un fratello disperso nella steppa russa della seconda Guerra Mondiale.
Nota bene: la mia vita è stata difficile, povera economicamente, dedita soprattutto al lavoro, ma in realtà è stata ricca e stupenda, colma di esperienze importanti, gioie, dolori, amori, lotte. Sono soddisfatta di averla vissuta come l’ho vissuta. L’unica cosa che mi rompe le palle è di dover morire, una volta o l’altra.
2. Veniamo ai giorni nostri ma manteniamo alta l’ispirazione con la splendida chiacchierata tra Gianluca Gazzoli e Milena Gabanelli a Passa dal BSMT. La donna che ha creato un nuovo modo di fare videogiornalismo racconta dei suoi esordi, di che cosa serve per dedicarsi a una professione che tende a sovrapporsi con la propria vita, cosa significa avere 300 cause sulle spalle e quanto sia necessario avere un obiettivo molto, molto chiaro a cui tendere per non mollare. Ascoltare questo podcast è stato un’enorme boccata di ossigeno.
3. Andrea mi ha consigliato Il diritto di contare, che mi è sembrato inserirsi perfettamente in questa prima parte di newsletter fatta di vite difficili e grandissima determinazione. Parliamo di un film ispirato a una storia vera, quella di tre donne afroamericane che nella Virginia degli anni Sessanta sono riuscite a farsi spazio negli uffici della NASA, contribuendo in modo fondamentale sia all’avanzamento dell’esplorazione spaziale, sia in materia di diritti in una società dove vigeva la segregazione razziale.
4. Ora che anch’io ho letto Normal People e guardato l’omonima serie posso partecipare al gioco “da che parte stai: amore o insofferenza per Sally Rooney?” Sono perplessa. Se da un lato ho letto il libro con foga, dall’altro non mi ha coinvolta emotivamente come mi sarei aspettata. Posso invece dire che dalle 12 brevi puntate sono rimasta devastata. Ma al punto di andarmene a dormire senza dire una parola, stomaco chiuso e brutti sogni. Ne traggo che forse la lettura in un momento travagliato di spostamenti e conseguente febbrone da covid non mi abbia aiutato a cogliere tutto quello che potevo, ma penso anche che gli attori abbiano fatto un miracolo nel riuscire a mettere in scena tutte le sfumature espressive di una relazione lunga anni - e sono gli anni dei cambiamenti epocali del liceo e dell’università - fatti di intensità esagerata e poche parole. Ad ogni modo sono curiosa di leggere il resto dell’autrice irlandese, almeno per capire da che parte sto.
5. Un episodio di Come ca**o hanno fatto dedicato solo a cose che mi sono piaciute molto: Asteroid City, Barbie, Barry Lyndon e lo spot Apple Homepod di Spike Jonze di 5 anni fa (ero talmente in fissa che già conoscevo la metà dei contenuti sul backstage, ma è stato comunque molto interessante).
6. Rimaniamo su YouTube perché i miei colleghi del team Netflix hanno fatto uscire il primo episodio di Fuori Menù, una bomba di format in cui Yotobi esplora il catalogo alla ricerca di perle nascoste.
7. Ci sono momenti in cui sento l’esigenza fisica di muovere le mani al di fuori della tastiera, provare delle sensazioni nell’atto della scrittura, pensare analogicamente. Quando capita, com’è capitato qualche giorno fa, prendo d’impulso la Moleskine e provo a riappropriarmi di una realtà tattile, concreta, fatta di parole e stralci di carta, input visivi. In questo contesto mi è sembrata una coincidenza significativa ricevere in DM il link a Ramiro Clemente e alle sue opere mixed media. Trovo appassionanti soprattutto i video di making of, in realtà. Che felice sono quando alimentate il circolo delle Distrazioni. Grazie Mirko!
8. A Gee's Bend, Alabama, le trapunte venivano fatte con i vecchi abiti da lavoro della comunità afroamericana lì residente dai tempi della schiavitù. Quest’azione di recupero creativo ha dato origine a generazioni di quilters, che nell’assemblare scampoli usurati di tessuto hanno trovato nel tempo anche una dimensione spirituale.
They remind you of where you have been and where the Lord have brought you from.
Qui un tour emozionante tra le opere letteralmente intessute di ricordi di decine di lavoratori (anche l’immagine in apertura di newsletter è presa dalla serie di quilt).
9. A proposito d’intrecci, Luana se n’è appena uscita con questa sciarpa all’uncinetto che è una meraviglia. Forse uno dei pochi modi per farmi apprezzare il freddo.
10. Ho pensato molto a come riempire questo ultimo punto, rimasto in bianco per tutta la settimana. Gli eventi sono precipitati, le notizie, ancora una volta, non sono state confortanti. Questo è uno spazio in cui cerco di trattare di bellezza, e in tutti i modi mi tengo lontana dagli accadimenti drammatici del mondo perché, semplicemente, non ho nessuna competenza per parlarne. D’altra parte sento che non è giusto nemmeno costringermi a guardare sempre altrove, quando intorno c’è tanto nero. Sono le 22 di lunedì sera e riesco a pensare solo a due cose: queste parole e queste altre. In fondo ci sono cose da cui è meglio non riuscire a distrarsi, come cercare di rimanere umani.
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Veronica