Ciao! Come state?
Siccome ho trascorso l’ultima settimana sigillata in casa causa Covid, ecco una carrellata di Distrazioni ad alto intrattenimento e a prova di febbre e stanchezza. Dovrebbe essere tutto valido anche in ottime condizioni di salute.
1. Qualche giorno fa sfogliavo per un lavoro i miei libri di Thoreau. È sorprendente quante buone cose su cui riflettere ci abbia lasciato, questa è una delle mie preferite, tratta dai suoi diari:
Non leggere nessun libro, non fare nessuna passeggiata e non intraprendere nessuna impresa a meno che non si tratti di esperienze che possano arricchirti. Vivi la maggior parte della tua vita con quest’obiettivo.
2. Ho visto La persona peggiore del mondo ed è finito nella mia top 5 del 2023. Il film è diviso in 12 capitoli e racconta la storia di Julie, una donna sulla soglia dei trent’anni, irrequieta e vitale, che non ha ancora capito quale sia il suo posto nel mondo. Tutto è reale, la complessità delle relazioni - romantiche e non -, i dubbi personali e generazionali, i cliché, quei non lo so che la protagonista ripete in risposta alle domande incalzanti. Mi ha dato sensazioni simili a Fleabag, difficile non empatizzare. Punto bonus: è su RaiPlay, per cui non servono abbonamenti.
3. Mi sono resa conto che il libro di Roald Dahl che ho acquistato conteneva solo 2 dei 4 racconti poi trasposti in mediometraggi da Wes Anderson: La meravigliosa storia di Henry Sugar e Il Cigno. Siccome il primo l’avevo già visto, ho letto il racconto Il Cigno prima di guardarlo e devo dire che me lo ero immaginato più truce e drammatico di come sono poi riusciti a portarlo su schermo - il che mi ha fatto pensare: forse l’avrei immaginato molto diversamente, se l’avessi letto da ragazzina? Ad ogni modo ho trovato più appassionante il racconto e anzi, se non l’avete già letta, vi consiglio con trasporto l’intera raccolta. Io dopo averla finita sono rimasta insonne per la bellezza, e perché la vita di Roald Dahl (si evince dal racconto Un colpo di fortuna) è stata più sensazionale di un film.
4. E per la serie papà Castoro raccontaci una storia, una gradevolissima intervista di Timothée Chalamet a Martin Scorsese.
5. Ho letto Una stanza tutta per sé e mi sono chiesta perché non l’abbia fatto prima. Virgina Woolf, come da celeberrima citazione, sostiene in queste pagine che una donna, se vuole scrivere romanzi, deve avere denaro e una stanza tutta per sé. Lo fa attraverso la storia fittizia di una scrittrice, fonti storiche e letterarie, e il suo punto di vista rivoluzionario. Un excursus amaro sulla condizione femminile, ma pieno allo stesso tempo di speranza, bellezza e passione.
Finché scrivete ciò che volete scrivere, questa è la sola cosa che conta; e se conti per un giorno o per un’eternità, nessuno può dirlo. Ma sacrificare un capello della testa della vostra immagine, una sfumatura del suo colore, per far piacere a qualche direttore di scuola con un vaso d’argento in mano, o a qualche professore con il suo campione di misura nascosto nella manica della giacca, quello è il più vile tradimento, e in confronto ad esso, la perdita della fortuna e della castità, che a quanto dicevano era il più grande dei disastri umani, conta meno del morso di una pulce.
6. Siamo nel periodo dell’anno in cui comincia a tornarmi voglia di vedere uno dei miei film preferiti di sempre: Nightmare Before Christmas. Se non l’avevo già condivisa (non trovo evidenze del contrario), vi lascio qui la puntata in inglese di Song Exploder con Danny Elfman dedicata alla colonna sonora. Interessante metterla a confronto con quella di Suona Tipo Bene (parte 1 e parte 2) , in cui si crea tra l’altro una simpatica diatriba su quale sia l’interpretazione migliore di Jack Skellington, se quella dello stesso Elfman o quella di Renato Zero. Devo dirlo: parte di approfondimento super interessante ma diluita in minuti troppo lunghi di cazzeggio (non vorrei offendere nessuno, sono io che quando vengo presa da un argomento non amo distrazioni - lo so, lo so).
7. Rimanendo in tema “horror”, vi siete mai chiesti com’è la casa di Guillermo del Toro? Andy Richter che l’ha visitata ha giustamente commentato: questa è una casa terribile per finire ubriachi.
8. Come ormai sapete, tra i contenuti che prediligo ci sono quelli autobiografici, e qualche giorno fa Francesco Costa ha pubblicato un video per raccontare un po’ di sé.
9. Andrea in una fiera ha scovato Wonder Book e MI CI STO APPASSIONANDO. Non so cos’è successo quest’anno, comunque è liberatorio fare qualcosa di nuovo per il gusto di provarci. Si tratta di un gioco in scatola collaborativo, ossia si gioca contro il gioco stesso. (Se c’era un modo di evitare le ripetizioni non l’ho trovato, chiedo scusa). Le cose che preferisco sono: la cooperazione, appunto (no ansia da non so giocare, non posso vincere, non mi diverto), la plancia in cartoncino pop up, i protagonisti (4 amici adolescenti), regole comprensibili e carte che rendono tutto interattivo. Ah, è strutturato in 6 capitoli, per me un valido sostituto a una mini-serie in tv.
10. Un’altra cosa nuova? Ebbene, ho iniziato a giocare a My Time at Portia. Forse, dopo It Takes Two e Unravel sto pian piano scoprendo il mio genere? I più esperti mi dicono che è un mix tra un sandbox (possibilità di costruire cose) e un adventure (esplorazione e combattimento). A me piace l’idea di raccogliere, costruire gli attrezzi, farmi un orto, parlare coi passanti e cavalcare gli alpaca.
Prima di salutarvi: musica, perché è tornato Federico con le sue Note a piè di pagina.
Morphine - All Wrong (1993)
Se potessi mettere in scena la storia dei Morphine, probabilmente partirei da una calda notte dell’estate ’99, quella del 3 luglio. Siamo ai Giardini del Principe, nel comune di Palestrina, a qualche chilometro da Roma. Una voce baritonale riecheggia dalle casse del palco del festival Nel Nome del Rock (riuscite a immaginarvi qualcosa di più anni ’90?): «Grazie Palestrina. È una serata bellissima, è bello stare qui e voglio dedicarvi una canzone super-sexy». A pronunciare questa frase, l’ultima della sua vita, è Mark Sandman, il leader della band, che subito dopo si accascia al suolo, lasciando questo pianeta a soli 46 anni. Se ne va così uno dei talenti più puri di quel decennio, voce e basso (a due corde, inventato da lui) di una band irripetibile, che oltre a Sandman conta batteria e sax baritono (il geniale Dana Colley). Starei ore a parlarvi del suono dei Morphine, sexy, buio e fumoso come un bar dei sobborghi, dove blues, slow-core, alternative e jazz si mescolano in un drink indefinibile. Ma mi sono ripromesso che avrei affidato la conclusione a parole ben più eloquenti delle mie, quelle di Jessica e Ivano: "Chi so' questi, i Morphine?”. "Sì, ma nun è l'ultimo. È quello d’anno scorso, 'nto ricordi? 'Mmazza, c'avemo fatto l'amore a ripetizione proprio…”.
Substack ha deciso di non farmi incorporare il link del brano, ma lo trovate già nella nostra playlist Distrazioni.
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Alla prossima settimana,
Veronica