Ciao, come state? Il numero di oggi, scritto a Campodipietra (Treviso) - posto in cui sono cresciuta e vive attualmente la mia famiglia - nasce così:
Sono appostata alla scrivania su cui ho preparato gli esami di maturità, perfino i tasti del MacBook fanno un suono diverso, da qui. Mi guardo intorno, altro che ricordi, penso. In questa casa c’è tutto quello che ancora oggi fa parte di me e inevitabilmente finisce anche in questa newsletter. Sarà che il clima è cambiato e la nebbia veneta mi concilia una riflessione intimista, ma concedetemi questo esercizio di viaggio nel tempo. Non so bene cosa dovreste farvene, forse conoscermi un po’ meglio dopo un anno abbondante che mi presento nella vostra casella mail ogni martedì? Darvi uno spunto per un autoritratto in 10 oggetti di casa? Forse, giustamente, potrebbe non interessarvi per niente e in questo caso vi chiedo di ritrovarci la prossima settimana, quando Distrazioni ritornerà alla sua formula consueta. Iniziamo.
1. La libreria è il luogo che più di tutti definirei casa. Ce ne sono 3, qui. Una con tutti i miei libri; una con le enciclopedie, i libri di cucina e quelli regalati; e l’ultima aggiunta, dove ci sono i libri che mia mamma ordina lì man mano che ha finito di leggerli. Mi dà un senso di pace guardare questi scaffali, dal Battello a Vapore alle biografie dei musicisti e i libri di poesie, passando per i libri del liceo, i romanzi in lingua dell’Università, i saggi, gli albi illustrati, decine di Rolling Stone e Mucchio Selvaggio e i romanzi degli ultimi anni. È come avere di fronte agli occhi la cronologia della mia crescita.
2. A proposito di cronologia, nel cassetto del comodino in camera ci sono tutti i miei taccuni. Centinaia e centinaia di pagine scritte in minuscola grafia, rigorosamente a matita. Ora la dimensione della scrittura è un po’ aumentata, ho perso in precisione e sono passata alla penna, ma credo ancora fermamente che tenere un diario sia una delle cose migliori che mi sia capitata di fare. La maggior parte della mia vita è lì dentro.
3. A sinistra della scrivania da cui sto scrivendo è appesa una collana con un ciondolo a forma di trifoglio in pietra nera. Me l’ha regalata ai tempi dell’università il mio migliore amico, con cui sognavamo di organizzare un festival musicale, lo Shamrock Festival, appunto. Forse il sogno rimarrà tale, ma la passione per l’Irlanda e quella per i festival sono ancora presenti e tangibili.
4. Tra le mie cose più preziose in questa casa ci sono gli album di fotografie. Ho continuato a stampare ricordi fino a poco tempo fa, mi pento di quegli anni in cui ho pensato che le foto sarebbero vissute eternamente su CD. Poter sfogliare quelle pagine mi dà la sensazione di aver sempre un punto di riferimento a cui tornare.
5. Scendo le scale di legno e c’è lui, uno dei più grandi motivi di incazzature e felicità: il mio pianoforte. Uno Yamaha anni Settanta su cui suono da quando ho 9 anni. I bassi sono abbastanza scordati, un pedale non funziona, ma non fa niente, lui è lì per ricordarmi che c’è stato un periodo in cui gli amici erano quasi tutti musicisti o cantanti, e allora mi stringevo sullo sgabello e intorno a me era pieno di voci e suoni e armonizzazioni improvvisate che mi facevano scoppiare il cuore. Le incazzature? Quelle invece venivano dalla mia ansia da prestazione, dai passaggi che non venivano, dalla mia incapacità di comprendere la matematica alla base della musica. Spero un giorno di deporre definitivamente l’ascia di guerra e godermi solo la parte divertente del suonare.
6. Nel mio bagno rimasto fermo alla post-adolescenza ritrovo una vasca che ho sempre bramato e mai più avuto in nessuno dei miei 10 traslochi, la collezione di Flow - da leggere rigorosamente facendo il bagno - e un quadro piuttosto grande in bianco e nero delle Formiche di Fabio Vettore intente a suonare tantissimi pianoforti a coda. Autografato e dedicato a me, è un regalo che mi ricorda quante vite ci stanno in una vita sola.
7. La mia famiglia non ha viaggiato molto, ma in compenso ha amici che l’hanno fatto portando svariati tesori da lunghe permanenze in Africa, Asia e Medio Oriente. Sparpagliate per casa ci sono scatoline intagliate, conchiglie improbabili, piccole sculture, ceste intrecciate, quadretti. Ho una passione particolare per gli oggetti. Le storie che si portano addosso e quelle che fanno immaginare. Sarà anche per questo che amo entrare nelle case degli altri, fantasticare sulle personalità di chi la abita attraverso le cose che vedo. (Il tema mi fa venire in mente Patti Smith, che ha un modo inimitabile di raccontare gli oggetti in cui s’imbatte. Ricordi da anni di incontri incredibili, frammenti, piccolissime testimonianze che lei erge a pezzi di Storia).
8. Rimanendo in tema oggetti, a casa ci sono svariati pezzi vintage autentici. Con questo non intendo dire mobili e abiti trovati ai mercatini dell’antiquariato, né pezzi di design con un valore, ma veri e propri oggetti unici, tramandati attraverso generazioni di famiglie contadine. Camicie, lenzuola, federe e coperte ricamate a mano, una macchina da cucire Singer a pedale grande come uno scrittoio, un servizio in porcellana di Venezia… È potente toccare con mano materiali di una qualità ora introvabile se non a prezzi da mercato del lusso, ammirare da vicinissimo un modo di lavorare quasi estinto. Quanto darei per avere delle fotografie o dei video delle donne della mia famiglia all’opera negli anni Venti.
9. Tra le svariate abilità dei miei genitori c’è quella di far prosperare qualsiasi tipo di vegetale. Mio padre si occupa di un orto che potrebbe sfamare tranquillamente una dozzina di persone, mia madre di far fiorire anche piante apparentemente morte da secoli. Così il nostro giardino è un tripudio di alberi, fiori e foglie rigogliosi in ogni stagione, nonché uno degli spazi che più mi manca della vita da appartamento.
10. Questo tour autobiografico non si può concludere senza citare il tavolo in noce della cucina. Un tavolo che ci ha seguito nel trasloco del 2003, ha cambiato leggermente forma, lasciando cadere orpelli e gambe lavorate a favore di una forma più essenziale, ma è da anni - di certo da quando io sono nata - il centro di feste, pranzi di Natale, compleanni e pasti di ogni giorno. Se i mobili potessero parlare, forse questo tavolo sarebbe quello con più storie da raccontare.
Per questa volta direi che è tutto. Grazie a chi è arrivat* fino a qui e grazie Anna, perché è del tutto probabile che oggi non avrei potuto premere nessun ‘invia’ senza il tuo aiuto.
Mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate di questo numero sperimentale.
Noi ci risentiamo martedì prossimo con 10 Distrazioni in formato regular.
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Alla prossima settimana,
Veronica