È il caso di dirlo: QUANTO MI È MANCATO ESSERE QUI!
Buongiorno Distratt*, come state? La pausa è finita. Non che durante una pausa da Distrazioni ci si distragga di meno, anzi. Spero invece che questo mesetto di recupero sia stato utile a rinfrescare le idee, ma lo constateremo strada facendo (nel senso che aspetto vostri feedback). Iniziamo con la prima carrellata di questo nuovo anno - è settembre, in fondo.
1. Le mie vacanze sono ufficialmente iniziate quando ho chiuso il computer e ho aperto Vacaciones, un albo illustrato senza parole che ha affidato alle immagini emozioni complesse. Avete presente la cattiveria dei bambini? Forse non si può giustificare, ma non si può nemmeno condannare come per gli adulti. E l’atto di subire, il soffrire senza capire dei “cuccioli”? Perché la controparte della nipotina protagonista è un cucciolo di elefante, arrivato per trascorrere le vacanze con lei e il nonno. E il pentimento? Forse un bambino non lo definirebbe tale, ma nel libro è pur sempre motivo di un lieto fine. È un linguaggio incomprensibile a volte, quello dei piccoli, ma con che forza riesce a prenderti lo stomaco. (Al solito devo ringraziare Anna per darmi la possibilità di esplorare questa parte dell’editoria che mi entusiasma e conosco ancora troppo poco).
2. In agosto abbiamo avuto la fortuna di passare 10 splendidi giorni in Sardegna (vi interesserebbe una puntata ad hoc? Magari prima della prossima estate?). Tra i tanti luoghi che mi sono rimasti nel cuore, Orgosolo è in cima alla lista. Questo paesino dell’entroterra in provincia di Nuoro mi ha appassionata come una scoperta imprevista di cui senti l’esigenza di scoprire il più possibile. La prima cosa impressionante è quella che l’ha reso famoso in tempi recenti: i 400 (e più) murales che adornano le pareti delle case e degli edifici (qui ne ho fotografato qualcuno). Sono opere di autori vari, tenute per la maggior parte benissimo, che intrecciano la storia locale a quella del mondo, con un’attenzione costante all’eguaglianza e alla giustizia. Oltre ai murales compaiono le capre - dei “disegni” in ferro sulle pareti delle abitazioni - con accanto scritte le parole di abitanti del posto che di quegli animali raccontano aneddoti ed esperienze (una tenerezza inaudita). Ma oltre all’arte si respira di più. Sarà che vedi passare le persone a cavallo come se andassero in bicicletta, sarà che sei circondata dalla natura della Barbagia e hai la vista costante sul Gennargentu, sarà che ti trovi nella culla del banditismo sardo e ogni cosa assume un fascino diverso, il sapore di qualcosa di molto lontano e autentico, fatto sta che ho avuto la netta sensazione che il borgo - nei suoi silenzi pomeridiani e le montagne rosa al tramonto - fosse un organismo vivente, pieno di racconti e cicatrici e voglia di fare quattro chiacchiere con chi avesse il desiderio di conoscerlo meglio.
3. Come avrete intuito: le capre mi fanno impazzire, le baby capre sono pazzesche ma questa combo è letale.
4. Ho apprezzato molto questo numero della newsletter di
, sia per le 20 domande da farsi quando si scrive qualcosa, sia per questo articolo linkato in fondo, che mi ha particolarmente colpita. Non era la prima volta che leggevo della dopamina causata dai social, ma riconoscermi dalla prima riga ha fatto sì che continuassi la lettura, riga dopo riga la preoccupazione cresceva, e così ho usato le mie due settimane di stop lavorativo per provare a recuperare la capacità di calmarmi e dedicarmi a una cosa per volta - la compagnia costante e la scarsa connessione in Sardegna hanno aiutato molto. Sono certa di esserci riuscita davvero solo il sabato pomeriggio prima di tornare alla routine, ma è stata una sensazione indescrivibile di pace e voglio ricordarmene.5. Una cosa che vorrei fare con quella stessa pace interiore sarebbe tornare da Pick Up Records a Bassano del Grappa, che degli amici mi hanno fatto scoprire durante una passeggiata random a base di Mezzoemezzo e un tour nella bellissima libreria di Palazzo Roberti di cui vi avevo già parlato a inizio anno. Si tratta del più grande negozio di dischi in Italia, 400mq di cd e vinili in cui mi sarei persa volentieri per qualche giorno. Camminare in mezzo a tutta quella musica è stata un’esperienza mistica. Ho riscoperto decine e decine di album che hanno fatto parte della mia vita pre-Spotify ed è stato assurdo constatare come le sole cover abbiano sbloccato così tanti ricordi. Se avete occasione, consiglio un giro.
6. Abbiamo finito la seconda stagione di The Bear e non riesco a smettere di pensarci. Nonostante la prima sia in assoluto la mia preferita, il livello della scrittura e degli attori rimane assurdo. Il ritmo delle singole puntate, l’approfondimento sui personaggi, sui rapporti tra loro, i momenti di pieno e di vuoto, LA PUNTATA DEL NATALE. Per me è stato abbastanza indicativo anche il fatto di tornare distrutta a casa la sera ma svegliarmi completamente davanti alla tv. Adoro quando qualcosa mi coinvolge così tanto. È stato ispirante, e ora che l’appuntamento con Carmy, Sidney e il resto della “famiglia” si è esaurito, mi sembra di non avere più un posto in cui tornare.
7. A proposito di traumi post-finale, ho letto l’ultimo libro che mi mancava di Kent Haruf, nonché il suo primo pubblicato, Vincoli. Alle origini di Holt, e ora sono smarrita. Io non so che tipo di consolazione mi forniscano le parole asciutte dell’autore, le vicende dure, il contesto della provincia, ma finisco sempre per aggrapparmici come a un punto fermo. È stato bello sedersi su un dondolo immaginario e osservare le vite dei pochi abitanti di Holt, l’altrettanto immaginaria cittadina rurale del Colorado in cui è ambientata tutta la produzione dell’autore. È stato doloroso, Vincoli, forse il più doloroso. Per questo sono contenta che mi sia capitato per ultimo, mi ha già fatto venire voglia di rileggere tutto il resto.
8. Da quando ho visto Oppenheimer sto cercando di capire il motivo per cui mi è piaciuto tanto (oltre a Cillian Murphy). Credo che al di là di tecniche cinematografiche e prove attoriali incredibili, la cosa più affascinante per me sia stato il contrasto continuo tra complesso e semplice. Le menti geniali contro le conseguenze troppo umane del loro lavoro. Le scelte strategiche accurate contro i rapporti interpersonali. La razionalità contro l’istinto. L’elaborazione di un dramma mondiale contro la necessità di procedere come specie - in qualche modo bisogna andare avanti, credo abbiano pensato al tempo. Un film che, attraverso la storia personale di Oppenheimer, tratta di uno degli eventi più importanti e tristi della nostra Storia con tutta la sua semplice e indiscutibile umanità.
9. Ma torniamo ad alleggerire il clima con il rewatch recente di questo spettacolo di stand-up di Anthony Jeselnik. Il genere può piacere o meno (parliamo di un uomo etero bianco che ha fatto di black humor e amoralità la base fertile per le sue battute), ma a prescindere dai gusti io gli invidio da morire la capacità di tenere il palco con quelle sue parole scandite, le pause perfette e quello sguardo che regge gli occhi puntati di tutta la platea. (Non da attore drammatico intenso, la vibe è più psycho-killer).
10. Sabato ho fatto una cosa semplice, ma che fino a quel momento, per qualche motivo, non era ancora avvenuta. Io e Andrea eravamo a casa dei miei, abbiamo deciso di prendere le bici e, una volta a Ponte di Piave, ho detto: potremmo andare alla casa delle fate. Questa casetta di mattoni rossi nella golena del Piave è stata il colpo di fulmine di Goffredo Parise, che qui si è trasferito dopo lungo peregrinare e ha scritto i suoi Sillabari (che gli sono valsi lo Strega dell’82). Una piccola abitazione immersa nel verde, raggiungibile attraverso una stradina bianca in mezzo ad alberi di fichi e di mele, dove abbiamo trovato più movimento di quanto mi sarei aspettata. Coincidenza ha voluto che proprio due giorni prima (il 31 agosto) fosse il 37esimo anniversario della scomparsa dell’autore, e quindi si tenessero visite, incontri e reading di poesia. In preda all’entusiasmo per l’allineamento dei pianeti e piena di reverenza per quell’oasi surreale ho potuto varcare la soglia della casetta, aperta per l’occasione, immaginare cosa avesse provato Parise, ammaliato da quel posto dimenticato da Dio, e fantasticare sulla riproduzione esatta di quelle stanze in qualche altro luogo sperduto, per andarci a vivere e a scrivere, un giorno.
Passiamo alla musica con le Note a piè di pagina di Federico Anelli. (Dopodiché, un annuncio).
Marumo - Khomo Tsaka Deile Kae? (1982)
Quale momento migliore di questi ultimi scampoli d’estate per addentrarci nel groovosissimo mondo della disco-funk sudafricana (genere che più o meno chiunque di noi bazzica fin dalla più tenera età)? Ho scoperto il progetto Marumo grazie alla mitica label Mr Bongo (ascoltatevi le compilation su Spotify se cercate un po’ di buone vibrazioni), che di recente ha ristampato il loro album dell’82 Modiehi, nel quale è contenuta proprio questa Khomo Tsaka Deile Kae?, pezzo che mi ha letteralmente stregato. I Marumo sono una sorta di super-band i cui membri (tutti provenienti da altri gruppi cult della scena sudafricana a cavallo tra i ’70 e gli ’80) si sono conosciuti a Bellville, vicino a Cape Town, alla Athlone School per non vendenti. La loro musica è definita “Mbaqanga, disco-funk, gospel and spacey-synth slow jams”: cosa diavolo significa? Ci interessa poco, quello che importa è che negli ultimi anni è stata riscoperta da gente tipo Motor City Drum Ensemble e Floating Points… un motivo ci sarà. Per scoprirlo vi basteranno cinque secondi.
📯 Il 9 e 10 settembre a Mosso Milano ci sarà la nuova edizione di Gomma (bellissimo festival di illustrazione) e domenica Federico sarà proprio lì per il dj set di Milagro. Che dire, ci vediamo live?
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Alla prossima settimana,
Veronica