Ciao! Come state? Questa settimana le Distrazioni son virate verso varie riflessioni, si vede che funziona ancora la buona vecchia teoria secondo cui t’imbatti nelle cose nel momento in cui ne hai bisogno. Stando a quello che mi è capitato di leggere e guardare, evidentemente avevo bisogno di conferme sul valore dello sbattimento. La qualità si ottiene con l’impegno, altro che scorciatoie. Al massimo, come vedremo, idee più brillanti di altre ti permettono di risparmiare sul tempo o sul 💸 danaro 💸.
1. Iniziamo con un problema con cui chiunque produca contenuti si è scontrato almeno una volta: il potere dei dati su quello delle nuove idee. È interessante questo numero della newsletter Scrolling Infinito in cui si cerca di ripercorrere come siamo arrivati al punto di far fatica a trovare qualcosa di originale, a scapito di ciò che, forte dei dati, già funziona. Mia personale opinione: non sono d’accordo sul fatto che la creatività abbia “perso, e vada bene così”, anche perché altrimenti sarebbe impossibile continuare a fare il lavoro che faccio con un minimo di motivazione, ma la riflessione è accurata e credo che la nuova sfida sia trovare un equilibrio tra il tenersi a galla con ciò che dà sicurezza e il rimanere determinati sul proporre alternative diverse - che, si sa mai, potrebbero diventare nuovi contenuti che funzionano.
2. Stavamo dicendo? A quanto pare, Everything Everywhere All At Once, il film che ha sbancato agli Oscar di quest’anno, è costato molto meno degli standard americani, ha un cast praticamente sconosciuto ed è il secondo lavoro di una coppia di registi (i “Daniels”) che con la loro prima opera non erano riusciti a rientrare nemmeno dei costi di produzione. Le idee forti, un gran lavoro, la smart production (ossia soluzioni creative per spendere il meno possibile, approccio che ormai per chi lavora in advertising è diventato un meme) e l’assunzione di rischi da parte della società di distribuzione/produzione, l’hanno reso il caso cinematografico dell’anno. Alla faccia del successo costruito a tavolino - ammesso che funzioni proprio così, dai che c’è speranza.
3. Non è sempre valido ma a volte un limite - come un budget limitato - può dare origine a idee interessanti, perché trovano un modo inedito di aggirare il problema. Dal cinema passiamo quindi alla pubblicità con il caso di Surreal, brand di cereali con testimonial Michael Jordan, Dwayne Johnson, Ronaldo, Serena Williams: persone assolutamente comuni con nomi un po’ meno comuni. Un saluto a tutti i team legal 😇 Qui un articolo per approfondire.
4. Quando ho letto The C Word di CJ Chilvers mi sono sentita presa in causa: quello della cura (editoriale) è un tema importante per me che ogni settimana mi trovo a mettere insieme una nuova puntata di Distrazioni. L’autore sostiene che nell’immediato futuro gli editor saranno più necessari dei creator, perché nella produzione massiva di nuovi contenuti ci sarà sempre più bisogno di qualcuno che scelga e restituisca qualcosa per cui valga la pena dare la propria attenzione. La verità è che, oltre a una lista curata, sarà sempre importante chi la cura. Non so voi, ma io tendo a fidarmi della persona dietro alla selezione. Non m’interesserà sempre tutto quello che condivide, ma se di base i gusti sono allineati sarò sempre aperta ad ascoltare cos’ha da proporre. Cade a pennello questo post (ironicamente scoperto l’altro ieri) di Austin Kleon sul suo modo di assemblare la newsletter (a cui avevo comunque già rubato la struttura in 10 punti)
I don’t send out a list of 10 things I think my readers would find interesting. I send out a list of 10 things I find interesting that I think my readers would find interesting, too.
Non invio una lista di 10 cose che credo che i miei lettori troverebbero interessanti. Invio una lista di 10 cose che io trovo interessanti e penso che i miei lettori troverebbero, a loro volta, interessanti.
5. Per proseguire il discorso, in questo pezzo Mario Tedeschini-Lalli fa una riflessione sul giornalismo digitale mettendo al centro il tema della scelta. Dato che i giornali non sono più una tappa obbligata della comunicazione, sostiene:
dobbiamo “sfruttare” questo nostro essere eccentrici, periferici. Lo possiamo fare distinguendo il nostro prodotto non in termini tautologici (“è giornalismo buono perché fatto da giornalisti”), ma offrendo qualcosa di veramente diverso da ciò che altri producono e offrono.
Per far questo, come prima cosa dobbiamo scegliere di più.
Il passaggio che trovo più interessante nell’articolo è che prima eravamo costretti a comprare un giornale per informarci, ma oggi le informazioni si possono reperire ovunque, dunque perché contribuire finanziariamente a una testata piuttosto che un’altra, se non per il diverso metodo di scelta dei contenuti?
6. Selezione - e sottrazione, sono due metodi che vedo applicati anche nelle foto di Ian Howorth, che il mio algoritmo Instagram mi ha gentilmente fatto riscoprire in questi giorni. Mi hanno sempre incantata questi scatti che mi è venuto da definire al limite del tempo, senza luogo, e tutto ha acquistato un certo senso quando ho letto che il fotografo, vissuto in tre Stati e nove case diverse prima dei 16 anni, sente di essere confuso rispetto alla propria identità e al concetto di casa (I feel you, Ian).
7. Sto ascoltando a ripetizione il disco dei Gorillaz uscito a fine febbraio e mi ha fatto piacere perdermi nei featuring passati con questo post di Deer Waves.
8. Vi avevo parlato di culomiao ma non conoscevo la pagina personale del suo creatore, che è mooolto ispirante. Ciao Andrea Meregalli!
9. Cosa? Pedro Pascal che parla della sua grandiosa carriera mangiando alette piccanti da First We Feast? Eccoci.
10. Siamo stati a pranzo in un ristorante a Saronno che fa tapas in versione cucina italiana. Da veneta cresciuta a cicchetti dei bacari non è che suoni come un’idea rivoluzionaria, ma in questo caso le portate si avvicinano di più a porzioni mignon di piatti da ristorante, ed è uno dei miei modi preferiti di mangiare: poco di tutto. Non so se il menù regionale sia mensile, ma noi abbiamo beccato la selezione toscana con mini pappa al pomodoro, cecina, ribollita, burger di salamella Senese (ecc.) e ci ha dato una bella soddisfazione.
Oggi un Federico Anelli pazzerello per le Note a piè di pagina.
Lucio Battisti - 7 agosto di pomeriggio. Fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo (1971)
Il mio testo preferito di Mogol è uno strumentale.
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Veronica