Ciao! Benvenuti e benvenute a una nuova puntata di Distrazioni, spero stiate bene. Da queste parti è stata una settimana lenta, di ripresa lavorativa e riassetto della routine, con lunghi momenti di disconnessione e rifiuto per il cellulare pronto a riempire ogni momento di silenzio. Sarà il periodo, ma anche il mio amico Secco ne ha scritto di recente. Non so se il bisogno di introspezione finirà per farmi precipitare nell’abisso o mi riporterà a galla con qualche nuovo stimolo, nell’attesa provo a condividere quello che di bello ho incontrato. Iniziamo.
1. Ho guardato Le nuotatrici, che avevo lasciato in fondo alla lista per il titolo, per la thumbnail, forse anche per il trailer che non mi aveva convinta. Sono contenta di aver accolto il consiglio di mio fratello e cambiato completamente idea. Il film racconta l’incredibile storia vera di due sorelle scappate dalla guerra in Siria per costruirsi un futuro in Europa, inseguendo il sogno delle Olimpiadi di Rio. Forse questa non è una realtà che potremo mai comprendere davvero, forse ci suona solo come una buona trama “ispirazionale”, ma è proprio per questo che dobbiamo continuare a vedere, informarci, parlarne. Lo dico in primis per me, che tendo a dimenticare quanto una vita possa essere sconvolta di punto in bianco, con le bombe che piombano nella quotidianità di una famiglia normale, impegnata fino a quel momento negli stessi pensieri passati anche per le nostre teste. Nel film che non è solo un film scorrono le scene di scelte da fare in fretta, gli abbracci che sanno di definitivo, la sensazione di essere fortunati di avere forza e soldi abbastanza per tentare almeno di fuggire, le esistenze da ricostruire con un salto nel vuoto. La presa di coscienza per quello che ci succede intorno assume tante forme ed è sempre valida, anche quando è fatta di lacrime asciugate davanti a una TV appena spenta.
2. A proposito di presenza nel mondo e storie raccontate bene, come avrete già intuito dall’immagine di apertura sono stata alla mostra “Zerocalcare. Dopo il botto”, alla Fabbrica del Vapore di Milano. Forse la cosa che più mi ha colpita, nella vastità dell’esposizione, è stata la piccola parte occupata dalle tavole originali dei libri. Perché di tavole, bozzetti e manifesti ce ne sono, tantissimi, ma la maggior parte risalgono ai lavori punk, al blog, sono lavori d’inchiesta, a sostegno delle forme di resistenza di lavoratori, immigrati, gruppi antifascisti, del popolo curdo. Viene da chiedersi come un uomo solo abbia potuto vivere e produrre tanto, ma Zero ci fornisce direttamente la risposta, che sappiamo di poter trasferire anche a qualsiasi altro suo lavoro pro bono, i libri, la serie concepita durante i lockdown (e proiettata alla mostra), quella già su Netflix, un’altra in arrivo quest’anno: “Questa mostra esiste grazie a chi l’ha curata, montata, installata, imbullonata e chi ha animato le esperienze collettive che io ho potuto disegnare. Fuori dalla collettività c’è solo la mitomania.”
Vi lascio una piccola gallery, spero avrete l’opportunità di vedere tutto di persona.
3. “Cosa faresti con un milione di euro in più e vent’anni di meno?” Una domanda fatta per giocare, che in Avere tutto di Missiroli scandisce diversi momenti di una storia raccontata con la stessa apparente leggerezza. Il racconto si srotola mosso dai dettagli: Nando che cucina piccione di Trarivi e peperoni arrosto per il pranzo del compleanno, le dita appena sudate di Sandro prima di rischiare tutto, il movimento dei piedi nello shag, un toscanello trovato nella giacca, il sasso da scolpire a tartaruga. Va avanti e indietro, mette insieme i pezzi, questa storia senza morale ma pulsante d’amore familiare e fraterno, che mi fa pensare ai colori tenui del tramonto dopo una giornata grigia.
4. Dopo aver completato It takes two, a casa abbiamo iniziato Unravel two. Scrivo da profana, dato che ho provato a usare un controller per la prima volta due mesi fa, ma l’approccio mi sembra in generale più semplice di It takes two (quindi per me più godibile) perché il gioco si muove in una direzione e non ci sono cambi di prospettiva di cui occuparsi, e poi sono innamorata dei paesaggi nordici, dell’atmosfera uggiosa e dei protagonisti: due esserini di lana che devono collaborare usando il filo di cui son fatti per poter procedere nella mappa. È tutto così delicato e i due Yarny sono talmente dolci che mi fanno finalmente sentire capita in un mondo di sparatutto e FIFA.
5. Sto ascoltando con piacere Multitude, ultimo album di Stromae dopo i 9 anni da Racine Carrée, ma sono rimasta soprattutto ipnotizzata dal Tiny Desk Concert dove suona con la sua band alcuni dei nuovi pezzi.
6. Anna mi ha fatto scoprire questo artista che ogni settimana “illustra” una storia positiva cucendo scampoli di tessuti usati. Lo trovo un progetto stupendo.
7. Che bella questa carrellata di foto della vita di ufficio prima dell’invenzione di AutoCAD.
8. Di cos’è fatta la felicità, l’importanza del divertimento (e di capire cosa ci appaga sul serio), l’incapacità di provare gioia, la distorsione culturale delle emozioni “buone” e “cattive”, la guida che ci fornisce l’invidia e molto molto altro in questa interessante intervista per Atlantic. Ci vuole del tempo per leggerla e magari non tutto suonerà nuovo se siete già abituati a indagare questi temi, ma ne vale la pena.
9. Grazie a chi mi ha fornito consigli utili per la questione dell’agenda perenne di cui scrivevo la settimana scorsa. Ho risolto con una Moleskine pocket dell’edizione Sakura: dividerò le pagine a metà segnando il numero del giorno e ne terrò una bianca per ogni cambio mese. Ora non mi resta che riempirla.
Per concludere, un reminder:
Oggi tornano anche le nostre Note a piè di pagina, a cura di Federico Anelli.
16 Horspower - Sinnerman (2002)
La prima volta che ho sentito parlare di David Eugene Edwards, voce e anima dei 16 Horsepower, era il lontano 2011 e la stampa musicale italiana annoverava tra le uscite una rivista che per anni ho tenuto accanto al letto, facendone la mia Bibbia: il Mucchio Extra. Lì ho letto di questo musicista del Colorado e del suo, diciamo così, bislacco albero genealogico. Suo padre un motociclista alcolizzato della confraternita dei Warlords, il padre di suo padre un predicatore della Chiesa Nazarena, il cui credo recita: niente cinema, alcool, fumo, giochi di carte, ma anche trucco e pantaloni per le donne. Il nonno materno invece aveva un cucciolo d’orso come animale da compagnia: del resto discendeva da missionari accasatesi presso le tribù Cherokee. Da tutto questo melting pot prende vita la musica dei 16 Horsepower, che per me resta l’espressione più alta di quello che viene spesso definito southern gothic (in campo cinematografico potrebbe essere la prima di True Detective). Il canto sciamanico di DEE è unico nella storia del rock, così come la perfetta combinazione tra immaginario gotico e folklore americano che permea ogni suo disco. Per farveli scoprire, come un bieco imbonitore, vi tendo l’esca con questa incredibile cover del pezzo di Nina Simone (sì, è quello dello spot della SEAT). Ma il vostro primo buon proposito del 2023 deve essere quello di non fermarvi qui.
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Alla prossima settimana,
Veronica