Ciao e buon anno! È bello essere di nuovo qui. Come state? Spero davvero abbiate passato delle feste felici e vi siate potuti ricaricare. Io non me l’aspettavo ma concludere il 2022 mi ha fatto tirare un gran sospiro di sollievo. Sono stati mesi difficili, che mi hanno lasciato tanti bei ricordi ma anche tanta fatica addosso e negli ultimi giorni ho realizzato quanto fossi tesa, in apnea. Con l’inizio del 2023 ho provato una leggerezza che avevo dimenticato e mi auguro di riuscire a conservarla. Con i buoni propositi passo e chiudo: che la prima, densissima carrellata dell’anno abbia inizio.
1. A un giorno dalla fine del 2022 potrei aver visto il mio film preferito dell’anno. Avevo grandissime aspettative per Le otto montagne. Il libro mi aveva dato talmente tanto che è stato sorprendente vedere su grande schermo le immagini che ricordavo di aver costruito durante la lettura, ritrovare le sensazioni sottilissime date delle poche parole scambiate tra Pietro e Bruno, sentire l’emozione pura e piena di una vita che riesco solo a descrivere come vera. E come sono stata devastata dal libro, me ne sono andata dalla sala con la preoccupazione di Andrea e i suoi “va tutto bene?”. No, niente va bene e c’è poco di giusto, ma come mi ha ricordato questa pellicola, fa tutto parte dell’essere vivi in questo mondo, qualunque sia il nostro posto, e per questo è bellissimo.
2. Come ormai sono convinta accada, ci sono libri che ti vengono a bussare alla porta quando hai bisogno di leggerli, rispondendo a domande che neanche sapevi di avere. Mi è successo di recente mentre guardavo questo video e sono rimasta colpita dal titolo Persone altamente sensibili. Elaine Aron è psicologia, ricercatrice, docente e autrice di numerosi articoli accademici sul temperamento ereditario e le relazioni interpersonali, in particolare sull’elaborazione della sensibilità sensoriale, che interessa in particolare le persone che presentano il tratto dell’alta sensibilità. Sono bastate quattro righe di anteprima per capire che avrei dovuto approfondire il tema (che tempo fa avevo cominciato a indagare con Mi dicevano che ero troppo sensibile, di Federica Bosco) e se sono qui a condividerlo nonostante la titubanza per qualcosa di tanto personale, è perché sto trovando delle corrispondenze inaspettate con il percorso di terapia che ho iniziato da pochi mesi, quindi sarei felice se potesse essere d’aiuto ad altre persone che, come me, per tutta la vita si sono sentite fuori luogo, definite “timide”, incapaci di gestire la sovrastimolazione e in difficoltà in alcune situazioni sociali troppo nuove, rumorose, caotiche. A quanto pare questo tratto di personalità è ereditario e si evolve condizionato pesantemente dal contesto di crescita; riconoscerlo e prendersene cura potrebbe rendere tutto più affrontabile - e magari migliore.
3. Leggendo A book of days di Patti Smith mi sono imbattuta nel ritratto di Anne Sullivan, che Patti ricorda e ringrazia per il suo impegno come insegnante e per aver condotto Helen Keller “fuori dall’oscurità”. Incuriosita da queste parole ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto la storia incredibile che poi viene raccontata magistralmente nella pellicola Anna dei miracoli del 1962. Helen Keller è una bambina nata sordo cieca, che la famiglia tratta come caso disperato e arriva quasi a rinchiudere in un ospizio per malati mentali. La madre, incapace di darsi per vinta, contatta una scuola di Boston dove farà la conoscenza della ventenne Anne Sullivan, anch’essa quasi cieca e con alle spalle un’infanzia difficile, ma da subito determinata a trovare un modo per comunicare con la piccola Helen. Il film si conclude con la sua infanzia, ma le due vivranno insieme per quasi mezzo secolo e, grazie al supporto instancabile della sua insegnante, Helen imparerà a parlare, a leggere in Braille cinque lingue, sarà la prima studentessa sordo cieca a laurearsi in un college e ci lascerà undici libri a sua firma. Non so dire quanto sia stato ispirante scoprire questa storia, che vorrei condividere con tutti gli insegnanti in segno di gratitudine e incoraggiamento.
4. Con Midnight Diner ho constatato che guardare la preparazione di comfort food asiatico mi fa raggiungere la pace dei sensi, per cui sono molto grata di aver scovato il canale giapponese di Choki: lentezza, luce soffusa, ceramiche e cibo. Quasi una seduta di meditazione.
5. Nuovo anno significa nuove cose da fare. Per quanto affidi la maggior parte degli appuntamenti a Google Calendar non riesco ad accettare di procedere senza agenda cartacea. Tengo tutte quelle passate e mi fa piacere poterle sfogliarle per ricordare come trascorrevo le mie giornate. Nonostante ogni anno mi venga la tentazione di arricchire il mio set up (complici video da nerd della carta come i suoi), anche per il 2023 mi affiderò al formato tascabile della Moleskine settimanale. Come vi organizzate voi?
6. Da quando mi sono resa conto che tenevo l’app di Facebook nel telefono solo per ricordarmi di alcuni compleanni, ho pensato di risolvere la questione in via definitiva cancellando l’app e passando anche in questo caso alla carta. Ispirata da una tradizione inaugurata da mia madre non so quanti anni fa, ho cercato un’agendina senza anno e giorno indicati, ma non trovandone in commercio ho pensato di scrivere mese e numero sulle pagine bianche di un taccuino, per renderlo un’agenda perpetua dove segnare giorno e anno di nascita di tutti quelli che mi voglio ricordare. Sembra impossibile però trovarne uno in formato A6 con 366 pagine, avete suggerimenti?
7. Proprio per la ricerca dell’agenda inesistente abbiamo scoperto una libreria pazzesca (con una notevole area cartoleria) a Bassano del Grappa (VI). Si chiama Libreria Palazzo Roberti, è in un edificio meraviglioso del Seicento e si sviluppa su due piani divisi per settori tematici. Sono sicura diventerà tappa fissa delle prossime gite, prima di un Mezzoemezzo da Nardini.
8. Sulla scia d’entusiasmo di Libri che mi hanno rovinato la vita ho ascoltato Non vi lascerò orfani, scritto e soprattutto letto da Daria Bignardi. È la storia della sua famiglia, che si dipana dal fondamentale evento della scomparsa della madre. Lo sguardo lucido, il ricordo malinconico, il racconto di certe passate ossessioni e difficoltà sembrano filtrate da una nuova indulgenza in grado di accogliere limiti e fragilità di una donna inevitabilmente vicina e, forse come ogni madre, distante.
9. Trovo affascinante la relazione tra piante, giardini, giardinaggio e letteratura, quindi sono molto felice di aver ricevuto a sorpresa per Natale La tribú degli alberi di Stefano Mancuso. I suoi studi sull’intelligenza dei vegetali, la loro sensibilità e vita sociale sono incredibilmente interessanti, per cui non vedo l’ora di cimentarmi in questa che è la sua prima pubblicazione di narrativa.
10. Un “live” di Skinny Ape in realtà aumentata a Times Square? Di nuovo benvenuto, 2023.
Per questa settimana è tutto! Statemi bene e godetevi le cose belle.
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Alla prossima settimana,
Veronica