Ciao! Come state? Devo dire che non mi capitava da anni di vedere 39,4 sul termometro. I miei sette anticorpi ce l’han messa tutta, ma ho finito comunque per rimanere a letto senza riuscire a fare altro che dormire e lamentarmi per una settimana. Dopo ore e ore di assoluto nulla, sono dunque molto contenta di tornare qui per scrivere qualcosa di piacevole. Sarà una puntata opulenta come il pranzo di Natale. Mettetevi comodi e iniziamo!
1. Come prima cosa ci tengo a condividere il giga recap dei libri che mi sono piaciuti quest’anno. Un tentativo per me di tenere traccia in modo un po’ più approfondito delle letture che faccio e allo stesso tempo un sistema più ordinato per ritrovare i titoli citati nel corso delle uscite della newsletter, sperando sia anche di gradimento o utilità per qualcuno. Mi fate sapere?
2. A proposito di libri, in questi giorni ho letto La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire, di Fran Lebowitz. Una raccolta dei suoi scritti - New York centrici, taglienti, cinici, fantasiosi, esilaranti (tratti dagli unici due libri per adulti che abbia mai pubblicato) corredati da due belle interviste. Se qualcuno non l’avesse visto, su Netflix c’è anche l’indispensabile documentario di Scorsese in 7 puntate: Fran Lebowitz, una vita a New York.
3. Per concludere il capitolo libresco, per Natale mi sono regalata A Book of Days, del mio spirito guida Patti Smith. 366 fotografie con brevi didascalie che sono resoconto visivo di un anno simbolico, ma anche e soprattutto documentazione del suo modo speciale di guardare il mondo. È da quando ha aperto il suo account Instagram che desideravo un volume come questo e non vedo l’ora di guardarlo, riguardarlo e reimparare a trovare conforto nelle cose di ogni giorno.
4. Negli ultimi 6 mesi, complice l’avvio di Distrazioni, ho frequentato in modo più assiduo l’ambiente newsletter e mi sono accorta di avere accumulato una discreta quantità di felici iscrizioni. Per spirito di leggibilità ne ho fatto una listina QUI, spero ci troverete qualcosa d’interessante.
5. Fan o no del programma, l’ultima puntata di My next guest needs no introduction è da vedere: Letterman va in Ucraina e intervista Zelensky, passando per due brevi interventi con un comico locale e il CEO delle ferrovie ucraine. È una puntata piena di umanità, dignità, e una forza di spirito che faccio sempre fatica a comprendere ma trovo di enorme ispirazione.
6. Possiamo parlare di Pinocchio di Guillermo del Toro? Il film che stavo liquidando con un “boh, ma davvero ancora Pinocchio”? Grazie al cielo Andrea mi ha fatto vedere l’anteprima e mi son detta, ok, proviamo. Ma wow. WOW. Che meraviglia trovarsi di fronte a una (vera, finalmente) nuova versione di un classico, dove i temi sembrano più contemporanei ma rimangono universali, l’estetica è raffinata nella sua imperfezione realistica, la musica viene dal nulla e sparisce, come un fischiettare qualunque durante le faccende quotidiane. Dove Pinocchio è simpatico. Sarebbe da guardare anche solo per l’incredibile lavoro che c’è dietro (vi prego, questi 30 minuti di documentario sono oro), ma la verità è che anche la tecnica è solo un supporto alla bellezza del mondo che sono riusciti a ri-creare per questa favola su cui ormai sembrava non ci potesse essere altro da aggiungere.
7. Ho guardato Il metodo di Phil Stutz, documentario in cui Jonah Hill (qui autore e regista) intervista il suo psichiatra sui metodi originali che adotta per la terapia. È un film particolare, dove anche quel poco di finzione filmica viene smascherata per amore della verità e dove “il metodo” del medico, tema apparentemente principale, diventa quasi un elemento ritmico nel loro flusso di conversazione che attraversa vita, malattia, inevitabilmente la morte. Non sono 96 minuti che si consigliano a cuor leggero, e onestamente il metodo in sé è proprio ciò che mi ha lasciato meno sorpresa, ma l’amore e il rispetto fraterno tra Hill e il suo psichiatra, la loro vulnerabilità e la profondità delle domande mi hanno lasciato molto a cui pensare, quindi alla fine mi è sembrato sensato anche condividerlo qui.
8. Shopping! Durante il ponte Sant’Ambrogio-Immacolata siamo stati in giro tra Trentino e Alto Adige a prendere tra le altre cose un sacco di freddo. Nel peregrinare consentito solo dal vin brulé mi sono anche imbattuta in un negozio che vendeva Roka, brand inglese di cui mi aveva parlato appunto un’amica che vive a Londra, e ho comprato uno zaino per dare un po’ di tregua al mio fidatissimo Fjällräven Kanken. Io l’ho preso in Nylon blu notte con lo spazio per un Mac da 13”, tasche laterali e manigliona a prova di metropolitana, ma c’è in diverse dimensioni e colori pazzi, tutto vegan, sostenibile e ad un costo decisamente accessibile.
9. A Levico (TN) abbiamo scoperto Hygge Hem. Credevo di aver superato completamente la mia fase minimal ma la cura della selezione e la proprietaria fantastica (autrice di pacchetti regalo da rivista), nonché produttrice in prima persona di svariati oggetti in vendita, mi hanno conquistata. Lo riporto qui perché il negozio è anche online. 🖤
10. Come ultima cosa, vi ricordo che è attiva la chat per gli iscritti a Distrazioni. Abbiamo iniziato parlando di libri, vi aspetto!
Può darsi che questa sarà l’ultima uscita della newsletter per il 2022. Realisticamente sarà arduo conciliare il ritorno a casa dei miei con dei momenti di solitudine per la scrittura, quindi, se non ci vediamo prima, vi ringrazio per questi primi mesi passati insieme e vi auguro di cuore le migliori feste possibili. Vi abbraccio un* a un*.
Chiudiamo con la nostra amata rubrica musicale, Note a piè di pagina, a cura di Federico Anelli.
King Hannah - A Well-Made Woman (2022)
Dicembre è tempo di classifiche e se siete tra i sopravvissuti che ancora le guardano, è molto probabile che quello dei King Hannah sarà un nome che leggerete più volte, almeno tra gli esordi dell’anno. Hannah Merrick e Craig Whittle erano colleghi in un pub di Liverpool prima di decidere di mettere su questa band che, se Steven Knight avesse avuto la malsana idea si farne una settima stagione, avrebbe certamente messo la propria firma nella fookin’ soundtrack di Peaky Blinders. In ogni caso, grazie Steven. Basta ascoltare questa A Well-Made Woman, che apre il loro primo album dall’eloquente titolo I’m not sorry, I was just being me, per capire in quali terre ci porterà il viaggio. Un riff che parla la lingua del demonio e una voce oscura e sensuale (sì, bimbi di PJ Harvey, questa è roba per noi) ci trascinano in un trip ossessivo, per tutti quei nostalgici degli anni ’90 che sfoggiano ancora con fierezza musica alternativa nell’orbita del proprio wrapped di Spotify. Anche nel 2022. Che il diavolo ci benedica.
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A martedì!
Veronica