Ciao! Come state? Questa settimana torniamo al consueto caos, con Distrazioni di vario genere che hanno l’unico intento di farci rimanere concentrati su qualcosa di bello.
Ecco dunque il mio best of degli ultimi sette giorni.
1. Se non l’avete ancora visto vi do lo stesso consiglio che ho ricevuto io: mollate tutto e godetevi Salmo Unplugged. Ha fatto un lavoro straordinario, con musicisti esagerati, in una location per cui ho finito gli aggettivi. Allego diapositiva, citando anche qualcuno degli strumenti che mi hanno fatto sognare: violoncello, xilofono, banjo, contrabbasso, batteria - suonata da Salmo ne Il senso dell’odio.
2. Nell’unica serata con tre ore di tranquillità a disposizione abbiamo guardato Blonde.
Sottolineo il punto del tempo perché credo sia fondamentale per poter approcciare un film del genere. Non solo in termini di quantità, ma anche di qualità. Merita attenzione, fiducia e voglia di vedere oltre l’immagine estetica - che è decisamente preponderante. Tutte cose per cui serve il giusto mood e poche fonti di disturbo. La sensazione dai primi frame è quella di essere di fronte a qualcosa di grande, e lo sconvolgimento è continuo. A partire dai cambi di formato, i passaggi da colore a bianco e nero, ma soprattutto da Norma Jean a Marilyn: bambina, bionda, fantasma. Se a volte sembra mancare la dimensione di profondità, o di approfondimento, tornando alla fiducia di cui sopra credo semplicemente non fosse quello l’intento di Blonde. E una volta tolto il paletto dell’aspettativa documentaristica rimane tutto il resto, che è tantissimo.
3. Passiamo dalle grandi storie a quelle di vite comuni, anime in pena descritte con sguardo lucido e contemporaneo da Jacques Audiard in Parigi, 13Arr. Devo dire che se avessi visto il trailer sarei stata dissuasa dal procedere con il film, invece mi sono solo fidata di un commento di julietvampire: “magari sto per scrivere una cazzata, ma l’ho trovato quasi una versione corale e francese di Frances Ha di Baumbach per come affronta le disillusioni e le difficoltà di una generazione che sta entrando nell’età adulta.” Avendo amato molto Frances Ha è stato facile convincermi. Ci sono le relazioni in tutta la loro complessità, c’è il dramma della solitudine, c’è la sensualità, c’è la musica elettronica, c’è un intreccio di storie - che bello vedere un film con una vera trama. C’è molta vita e, per quello che è il mio gusto, è raccontata davvero bene.
4. Vogliamo parlare del fatto che sta facendo tutto questo in giacca e cravatta? Poesia.
5. Il mio primo libro di Zerocalcare è stato Kobane Calling, da lì ho recuperato l’intera bibliografia e non ho più smesso di amarlo. Ecco perché No Sleep Till Shengal è stato un po’ come tornare alle origini, al principio dell’innamoramento, ora però con la consapevolezza che si tratti di una sorta di eccezione nel catalogo - con questa storia torniamo in Iraq, ma per la comunità Ezida di Shengal. Lo Zerocalcare che conosciamo c’è sempre, c’è tutto, e forse l’impressione che il libro sia finito troppo in fretta è stata solo colpa dell’ingordigia. La verità è che quando uno ti sa raccontare la complessità e il dramma in modo semplice ma senza superficialità, distribuendo i pesi perché il pugno nello stomaco sia sempre smorzato da un sorriso e lasciando che il racconto sedimenti e ti cresca dentro a posteriori, è impossibile non desiderarne di più. Una nota banale: sono grata di sapere l’italiano anche solo per poter leggere un libro del genere in lingua originale. Sarebbe doloroso perdersi le sfumature che vanno dal registro da strada all’aulico-scientifico.
6. God Save The Animals di Alex G è un album che in questa settimana ha risposto a tutte le mie esigenze in termini di umore. Delicato, malinconico, confortante, destabilizzante. La mia insofferenza dell’ultimo periodo nel riuscire ad iniziare e finire un album ha trovato sollievo in questa sequenza di canzoni che ho vissuto come una continua - piacevole - sorpresa.
7. Nonostante sia un tipo di contenuto ormai consueto per King Ash, rimango comunque a bocca aperta di fronte alla sua capacità di prendere in giro un sistema apparentemente intoccabile come quello della moda. Benedetta leggerezza.
8. Nessuno prende sul serio le decorazioni di Halloween quanto Kaylah di The Dainty Squid (avete mai visto una rana con mini abitazione privata allestita per la festa? Qui il Reel).
Questo è il momento dell’anno in cui dà il massimo, ma le sue collezioni weird e la passione che sta mettendo da un paio d’anni nel rinnovo di una villa di fine Ottocento in Ohio sono clamorose sempre.
9. Qualcuno mi sa spiegare perché sono in fissa con questo account? Davvero, mi dà un conforto eccessivo.
10. Per concludere, una lettura interessante sul concetto di novità vs. sfumature. Per riassumere l’articolo: siamo portati a cercare sempre il nuovo (tendenza che si chiama neofilia), e quando questo viene a mancare ci sembra di essere bloccati nella routine, nella monotonia. Quello che ci può venire in soccorso, però, è la capacità di vedere le sfumature, così anche le cose più familiari sono costantemente rinnovate. Un ottimo spunto anche per le future DISTRAZIONI.
Prima di salutarci passiamo al consueto appuntamento con Note a piè di pagina, a cura di Federico Anelli.
Karen Dalton - Something on Your Mind (1971)
«La mia preferita al Café Wha era Karen Dalton, una cantante e chitarrista blues bianca, alta, dinoccolata, sensuale, fantastica. Karen aveva la voce simile a Billie Holiday, suonava la chitarra come Jimmy Reed e faceva sul serio». E fa sul serio anche Dylan quando parla così dei suoi incontri al Greenwich Village con una delle cantanti più sfuggenti e affascinanti che l’America ricordi. Due album - entrambi flop commerciali - una vita di stenti, poi l’alcol, l’eroina e alla fine l’AIDS che la consumerà come «una cattedrale gotica in rovina». Insomma, non una che puntava alla santità. Eppure quella voce sembra provenire da una dimensione ultraterrena. Se non vi è mai capitato, invidio il momento in cui la sentirete entrare per la prima volta sulle note di Something on Your Mind, la traccia che apre il suo secondo splendido album.
Ecco tutto. Alla prossima!
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Veronica