Ciao! Innanzitutto grazie per le nuove iscrizioni della settimana: benvenute e benvenuti. Di solito qui si condividono ritrovamenti random, ma capita che una sorta di filo conduttore emerga spontaneamente. Questa volta la qualità dei contenuti si potrebbe misurare con un termometro che va dal turbamento al conforto. Fatemi sapere se, una volta in fondo, ci vedrete lo stesso anche voi.
Che la carrellata abbia inizio 🕸️
1. Per la prima volta ho guardato un n1 di Netflix nel momento in cui ricopriva questa posizione in classifica, e devo dire che ne è valsa la pena. Dahmer è fatto troppo bene. La cronaca tristemente nota del serial killer di Milwaukee condannato per 17 efferati omicidi viene ricostruita in modo atroce, profondo e bellissimo da Ryan Murphy. Ci sono sequenze di inquadrature che se non fosse per il loro contenuto avrei guardato a ripetizione. Per non rimanere sveglia la notte comunque ho dovuto concludere le serate con qualche puntata di Friends.
2. Proseguiamo con un podcast che ringrazierò per sempre di aver ascoltato. S’intitola Corpi liberi ed è il racconto drammatico, dolcissimo e prezioso di Silvia Ranfagni, madre di Alex, una persona non binaria.
“Mamma sono trans” è la frase che mi è piombata addosso in un giorno qualunque mentre scolavo gli spaghetti. È iniziato così il mio maldestro tentativo di capire chi è davvero quel tredicenne che credevo “figlia” e ho imparato a chiamare “figlio”. Se ci sono riuscita è anche grazie a Mark, una persona trans apparsa nella mia vita con tutto il suo coraggio quando io non capivo più niente.
Con la testimonianza di Silvia, di Mark, dei suoi genitori e dell’insegnante che più di ogni altra l’ha aiutato a comprendersi, possiamo vivere da vicino qualcosa che altrimenti sarebbe impossibile capire. Ulteriore nota positiva è il fatto che la narrazione segua una struttura da romanzo: Silvia nella vita è madre di Alex, ma anche assistente alla regia, sceneggiatrice e scrittrice. Il podcast finisce quindi per essere non solo un documentario, ma una storia incredibile vissuta e scritta in prima persona.
3. Esattamente un anno fa ero rimasta folgorata dalla lettura inquietante e crudele de Il caos da cui veniamo (storia familiare, drammi sconvolgenti, lirismo) e quindi, con lo stacco temporale necessario e approfittando della versione audio, ho cominciato L’estate che sciolse ogni cosa - libro d’esordio della stessa autrice. Siamo nel 1984, il diavolo arriva sotto forma di tredicenne nero dagli occhi verdi nella cittadina di Breathed, Ohio, rispondendo all’invito pubblicato sul giornale dall’avvocato Autopsy Bliss. Il racconto è dal punto di vista del figlio Fielding Bliss, coetaneo di Sal (“la prima sillaba di Satana e L di Lucifero”). Diciamo che non ci avevo mai messo così poco ad ascoltare 6 (delle 12) ore di un romanzo. Magnetico.
4. Isoì è un laboratorio creativo che riflette l’anima complessa della sua fondatrice. Il suo lavoro è creazione sempre inedita, la tecnica a supporto dell’idea, le parole smontate e ricucite di nuovi significati, il corpo stesso parte dell’opera. Seguo il suo percorso da anni (da prima che le hackerassero il profilo Instagram e dovesse ricostruire tutto daccapo, con post che mi dispiace non poter più vedere da nessuna parte) e da lei non ho mai smesso di imparare e trovare ispirazione.
5. Il termometro dell’inquietudine trova equilibrio nell’ironia, e dato che è appena iniziato ottobre mi sembrava appropriato inserire anche dei canonici mostri:
6. Ma facciamo un passo verso il comfort con il lavoro di Ambivalent Kingdom: il suo account è un avamposto di gentilezza, tempo lento e profondità. Il solo scorrere del suo feed mi fa sentire in un luogo protetto.
7. Immancabile tra le cose che procurano benessere ci metto poi l’home decor, dove Pot Pot Pottery rappresenta la gioia fatta a ceramica (c’è anche la versione triste, comunque).
8. Qualcosa che mi dà un gran sollievo è lavorare con belle persone, e la soddisfazione aumenta quando colleghi, cliente e pure Sio finiscono per essere tutti sulla stessa lunghezza d’onda. Il bar delle alghe è il risultato di un gran lavoro di squadra, quindi lo metto tra gli highlights incoraggianti della settimana.
9. A proposito di belle persone e cose buone, è nato (rinato) Tagete. Siccome è un progetto troppo speciale a tema cucina e convivialità, lascio che a presentarvelo sia direttamente uno dei co-fondatori, che si dà il caso sia anche il mio migliore amico - oltre alla persona che prenderà le vostre prenotazioni.
Tagete House è un Home Restaurant in centro a Verona. Già questo fa capire quanto a me, Marco (chef) e Carlo Alberto (il padrone di casa) piaccia complicarci la vita per divertimento. E divertirsi è alla base di questo progetto. Vogliamo che le serate abbiamo l’atmosfera di una cena dall’amico un po’ folle ma che sa cucinare come nessuno. Con un fotografo a cui piace così tanto il mondo della ristorazione che non riesce a starci distante. Il tutto condito da esperimenti, sinestesia, gusti tradizionali, cinema, musica, film, arte e serie tv.
Se una cosa del genere vi attira, vi aspettiamo a casa.
10. E per finire, anche se non credo sia un libro che ci farà dormire più tranquilli, proprio oggi esce No Sleep Till Shengal di Zerocalcare, quindi a prescindere: GIOIA GRANDE!
Prima di salutarci, eccoci con l’appuntamento di Note a piè di pagina, a cura del nostro Federico Anelli.
The Felice Brothers - Jazz On The Autobahn (2021)
I fratelli Ian e James Felice, di New York, sono due con cui potresti sbronzarti il venerdì sera e il sabato mattina vederli accompagnare tua zia al mercato. Hanno iniziato nella metro della Grande Mela e oggi sono uno dei nomi più interessanti di quella che chiamano “americana”. Il loro ultimo From Dreams to Dust è stato il mio disco del cuore degli ultimi tempi e la traccia iniziale - questa Jazz On The Autobahn - sembra un Lou Reed preso bene sulla Route 66 in fuga durante l’Apocalisse. Esiste qualcosa di meglio?
E anche per questa volta è tutto. Alla prossima.
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Veronica